Renato Zero (Foto AdnKronos)
Pubblicato il: 30/09/2019 17:05
di Antonella Nesi
È il disco della riconciliazione tra Renato e ‘Zero il folle’, quello che il cantautore romano presenta all’Auditorium Parco della Musica di Roma, nel giorno del suo 69mo compleanno, davanti ad una Sala Petrassi gremita di giornalisti ma anche di fan, invitati dal cantautore romano, “perché – dice – sono loro ad avermi permesso di non allontanarmi dalla mia passione”. ‘Zero il folle’, verrà pubblicato e distribuito il 4 ottobre da Tattica (la casa discografica dello stesso cantautore) e poi portato in tour dal primo novembre nei palazzetti di tutta Italia (molte date sono già sold out). Un disco di inediti in cui Renato, che rivendica con forza il suo essere “portatore sano di coraggio“, affronta senza giri di parole alcune delle questioni d’attualità più calde, come l’invadenza delle nuove tecnologie, l’ambiente, il calo delle nascite e l’aborto, ma anche alcuni temi che sembrano suggeriti dall’anagrafe, come il rapporto con gli amici che non ci sono più, quello con l’età che avanza, con la fede e anche con la morte. Un album che però si chiude con la title-track ‘Zero il folle’, brano commovente, dedicato proprio all’essersi finalmente riconciliato con entrambe le sue ‘anime’: Renato e il ‘folle’ Zero dei travestimenti degli esordi e delle trasgressioni. (VIDEO)
“Folle è chi sogna, chi è libero, chi provoca, chi cambia”, spiega Renato. Che aggiunge: “Non è facile averli insieme Renato e Zero, perché Zero ad un certo punto della mia carriera era diventato troppo invadente e l’ho dovuto rimettere a posto. Ma ormai dormiamo nello stesso letto e usiamo lo stesso rasoio“, sorride in un incontro stampa al quale si presenta in splendida forma e in vena di festeggiare, accolto dal ‘tanti auguri’ dei fan.
Nel brano che apre il disco, ‘Mai più da soli’, Zero canta l’alienazione da “troppa tecnologia”. “Un selfie per poi convicerti/che sei visibile/che puoi vantare i tuoi followers/che sei l’eternità“, recita un passaggio. “C’è una propaganda – spiega in conferenza stampa – che inneggia all’esposizione, alla fisicità, all’offrirsi, non più con i sentimenti, con la simpatia, con il pregio di avere un difetto fisico che ti faccia ricordare in eterno… C’è una competizione insana a voler somigliare o superare addirittura Sara Ferragni”, dice Renato, che poi, corretto del suo ufficio stampa sul nome della Ferragni (che è Chiara e non Sara, ndr.), aggiunge ridendo: “Vedete che vuol dire non frequentare i social… Noi della giungla non siamo aggiornati”.
In ‘Viaggia’, che è un incoraggiamento ai ragazzi a “crescere girando il mondo, incontrando culture diverse e non solo leggendo un libro seduti sul divano” o scorrendo le pagine dei social network, Renato fa anche un primo riferimento alla questione ambientale che è poi ripresa anche in altri brani, come ”Un uomo è…’, ma soprattutto è al centro d’ ‘Che fretta c’è’ (che contiene anche un impietoso riferimento al crollo del Ponte Morandi, “un ponte che crolla/ma sì/che fretta c’è”). E subito arriva l’inevitabile domanda su Greta Thunberg. “Se una bimbetta si permette di alzare il dito e dice che non vuole morire intossicata e vuole un mondo pulito, sano, dove crescere – risponde Zero – io non lo trovo scandaloso. E non capisco perche’ sui social delle volte vedo che le viene affibbiato un cartello dove ci sono scritte delle cose che neanche a un politico… Diamo un’occhiata alla nostra coscienza e non stiamo in poltrona a giudicare quello che c’è davanti a noi”.
In ‘La culla è vuota’, Renato affronta poi il tema dell’Italia dai troppi pochi neonati. E torna a fare riferimenti critici all’aborto (già presenti in altri brani del passato): “Quante splendide vite/rispedite al mittente/non abbraccerai mai”, canta Renato. Che poi torna a dire la sua sull’interruzione di gravidanza: “Esistono delle situazioni in cui non mi sento di mettere questa pratica all’indice, tipo la violenza sessuale. Ma invece condanno fortemente l’aborto come ‘anticoncezionale’ tra persone che sono insieme e che potrebbero usare il preservativo o la spirale”, sottolinea Renato che assicura di non poter “mai” diventare conservatore per come è cresciuto. E che parlando di quando i dischi internazionali facevano fatica ad arrivare in Italia, butta lì una battuta sull’ex ministro degli Interni: “I dischi facevano fatica a varcare le frontiere. Forse c’avevano un Salvini pure allora“.
Spiegando la scelta di autoprodursi e distribuirsi il disco, Renato ha poi lanciato un ‘j’accuse’ contro le multinazionali della discrografia. “Il fatto di autoprodurmi è un atto di generosità. Ma è verso se stessi che si è generosi. Io non frequento più le multinazionali non perché sia asociale ma perché le multinazionali non rappresentano il mio paese, la mia gente, la mia melodia, la mia musica”.
“Quando faccio queste scelte così radicali, così nette, lo faccio sempre – dice Renato – in funzione di sentirmi italiano e quindi di rispettare fortemente questa mia ‘anagrafe’ e soprattutto cercando di trasmettere poi questo benessere a chi invece rinuncia a questo diritto e si lascia manomettere da queste multinazionali. Che si chiamano multinazionali perché i loro soldi poi li prendono qui e se li vanno a spendere a casa loro. Quindi anche questa è una forma di usurpazione che io non condivido”, conclude.
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