Il tema della riforma dei regolamenti fa parte del pacchetto di riforme di “cornice” chiesto dal Pd in cambio del sì – sofferto – al taglio del numero dei parlamentari fortemente voluto dai pentastellati. Pacchetto che è stato messo nero su bianco in un documento condiviso da tutti i capigruppo della maggioranza e che verrà presentato prima del voto finale sul taglio del numero dei parlamentari alla Camera
di Emilia Patta
Dal 7 ottobre taglio parlamentari in aula alla Camera
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Data certa per l’esame dei provvedimenti del governo e limitazione del ricorso alla fiducia. Sono temi di cui si parla da anni, già inseriti nella riforma costituzionale poi bocciata dai cittadini nel referendum del 4 dicembre 2016, e che ora potrebbero essere inseriti nella riforma allo studio dei regolamenti parlamentari.
L’obiettivo è quello di sveltire l’iter legislativo senza dover ricorrere alla fiducia umiliando il Parlamento come tante volte accaduto negli ultimi anni. Addirittura la fiducia fu messa in corner alla fine dello scorso anno sulla legge di bilancio, obbligando i senatori a votare in fretta e furia un testo che non solo non avevano avuto il tempo di emendare ma neanche di leggere: tanto che la questione è poi arrivata alla Corte costituzionale che ha così avuto modo di lanciare un primo warning.
Riforma dei regolamenti per adeguarli alla riduzione degli eletti
I regolamenti di Camera e Senato andranno giocoforza rivisti in conseguenza del taglio del numero dei parlamentari, in dirittura d’arrivo per il sì finale a Montecitorio, se non altro per adeguare le strutture delle Camere al ridotto numero degli eletti (saranno 345 in meno tra Camera e Senato): dal requisito numerico per costituire gruppi parlamentari e componenti gruppo misto alla partecipazione alla Conferenza dei capigruppo delle componenti del gruppo misto; dal numero dei componenti della Giunta per il regolamento e del Comitato legislazione alle prerogative e diritti azionabili da un determinato numero di deputati in Assemblea o in commissione. Ci sono poi la questione pregiudiziale per la conversione dei decreti legge, le mozioni, la presentazione di emendamenti, le interpellanze urgenti… Il taglio è così cospicuo che praticamente tutto il processo legislativo andrà rivisto. Ed è in questa sede che potrebbero essere affrontata anche le questioni, strettamente legate tra di loro, del voto a data certa e della limitazione del ricorso alla fiducia.
Documento condiviso in cambio del sì del Pd al taglio dei parlamentari
Nella scorsa legislatura il M5s si era opposto sul punto del voto a data certa, che infatti non è entrato nel nuovo regolamento del Senato varato su iniziativa dell’allora capogruppo del Pd Luigi Zanda. Ma ora il clima è diverso: non solo il M5s è saldamente al governo dall’inizio della legislatura, ma il tema della riforma dei regolamenti fa parte del pacchetto di riforme di “cornice” chiesto dal Pd in cambio del sì – sofferto – al taglio del numero dei parlamentari fortemente voluto dai pentastellati e dal loro capo politico Luigi Di Maio. Pacchetto che è stato messo nero su bianco in un documento condiviso da tutti i capigruppo della maggioranza e che verrà presentato martedì 8 ottobre, prima del voto finale sul taglio del numero dei parlamentari alla Camera.
Cinque mini-riforme costituzionali di «cornice»
Oltre alla riforma dei regolamenti parlamentari l’accordo tra M5s, Pd, Italia Viva e la sinistra di Leu prevede anche delle modifiche alla Costituzione di accompagnamento per evitare effetti distorsivi del taglio sul sistema elettorale: entro ottobre il voto ai diciottenni anche al Senato e la previsione di circoscrizioni pluriregionali e non solo regionali per l’elezione del Senato – due modifiche che renderebbero finalmente omogenei corpo elettorale e sistema di voto nelle due Camere riducendo al minimo il rischio di maggioranze diverse come accaduto più volte in passato – oltre che la riduzione dei numero dei delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica in proporzione al ridotto numero dei parlamentari. Entro la fine dell’anno le altre tre questioni sul tavolo: partecipazione dei governatori alle votazioni sull’autonomia differenziata, introduzione della sfiducia costruttiva come elemento di stabilizzazione dei governi e riforma della legge elettorale.
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