Scontri nel centro di Atene dove decine di migliaia di persone si sono riunite per protestare contro l’accordo di Prespa sul cambiamento di nome della Macedonia in Repubblica della Macedonia del Nord. L’intesa mette fine a una querelle diplomatica quasi trentennale e apre la strada a Skopje per l’accesso a Nato e Ue.
L’accordo è stato ratificato dieci giorni fa dal Parlamento macedone e aspetta ora il via libera dei deputati greci. Mercoledì il Parlamento di Atene ha confermato la fiducia al governo con 151 voti contro 148, facendo tirare un sospiro di sollievo al premier, Alexis Tsipras, che conta di mettere ai voti l’accordo la prossima settimana.
Sassi e lacrimogeni
Ma l’intesa trovata con la Macedonia per il cambio di nome ha suscitato la dura reazione popolare: secondo le stime della polizia erano 60 mila (per gli organizzatori 100 mila) le persone da tutta la Grecia che si sono radunate a Piazza Syntagma, nel centro di Atene, assediando il palazzo del Parlamento. Una trentina di giovani hanno tentato di forzare il blocco, lanciando pietre e vernice contro le forze della polizia in assetto anti-sommossa, che hanno risposto con i lacrimogeni. Dieci agenti sono rimasti feriti, mentre due manifestanti sono stati ricoverati per problemi respiratori. I giovani a volto coperto se la sono poi presa con i giornalisti presenti, distruggendo l’equipaggiamento di fotografi e cameramen.
Manifestazione a piazza Syntagma contro l’accordo con la Macedonia
Sostegno trasversale alla protesta
L’opposizione all’accordo ha raccolto adesioni bipartisan, dall’estrema destra di Alba Dorata ai Socialisti, fino a diversi esponenti della Chiesa, a cominciare dai monaci della comunità monastica del Monte Athos. Dopo l’uscita dalla coalizione del partito Greci indipendenti (Anel) dell’ex ministro della Difesa Panos Kammenos, Tsipras guida un governo di minoranza e avrà bisogno dell’appoggio di deputati indipendenti e dell’opposizione per riuscire a far passare in Parlamento l’intesa. Per molti greci, il nome Macedonia si riferisce solo alla provincia settentrionale greca nota per aver dato i natali al conquistatore Alessandro il Grande.
Da qui, la querelle diplomatica sul nome della Repubblica vicina che finora ha impedito a Skopje di far richiesta di adesione all’Ue e alla Nato. Tsipras ha presentato l’accordo come “un passo storico” verso la normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi e ha esortato “le forze progressiste” a sostenere l’intesa. Per il premier greco, il nuovo nome – Macedonia del Nord – offre “una chiara distinzione” tra la regione greca e il Paese vicino; inoltre è previsto che Skopje non possa rivendicare alcuna relazione con l’antica civiltà greca della Macedonia.
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