Ecco cos’è e perché è così importante la Nadef
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Un ok di fondo, tenendo però le dita incrociate. È quello arrivato da Istat, Bankitalia, Corte dei conti, Ufficio parlamentare di bilancio. Tutti i soggetti che si sono espressi sulla Nota di aggiornamento al Def non hanno potuto evitare di rimarcare che la navigazione nel 2020 potrebbe essere particolarmente complicata per via di una congiuntura internazionale che è carica di incertezze. E che con rischi globali sul commercio con l’estero tutt’altro che trascurabili, il paese con il terzo debito pubblico del mondo deve cercare di rafforzare la fiducia che i mercati sono tornati ad accordargli, non limitarsi a starvi seduto sopra.
Così il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha rimarcato che una previsione di crescita dello 0,1 per cento per quest’anno è una stima corretta «in assenza di una significativa involuzione del quadro internazionale». Quanto all’Upb, ha presentato una tabella che fa venire i brividi: se si dovesse manifestare uno shock globale tale da bloccare i flussi del commercio internazionale, la crescita italiana nel biennio 2020-2021 potrebbe contrarsi dell’1,41 per cento e il deflatore del Pil, così importante per valutare la dinamica del Pil nominale e quella del rapporto debito–Pil potrebbe flettere nel biennio addirittura di 3,44 punti.
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In buona sostanza, se per caso si dovesse concretizzare un forte shock esterno, questo potrebbe mettere a durissima prova un paese che è fragile sia sul lato della crescita che su quello del debito pubblico. Per questo motivo sia la Corte dei conti che la Banca d’Italia hanno battuto sulla necessità di sfruttare al massimo le particolari, ultra-favorevoli condizioni dei tassi di interesse per avviare un percorso credibile di riduzione del debito.