Le conseguenze politiche immediate vanno ora tutte nella direzione di una blindatura della legislatura. Bisognerà attendere infatti i tempi stabiliti dalla Costituzione per l’entrata in vigore della riforma: tre mesi per dare tempo agli aventi diritto (un quinto dei membri di una Camera o 500mila elettori o 5 consigli regionali) di chiedere il referendum confermativo, e almeno altri due mesi per celebrare l’eventuale referendum confermativo (potrebbe essere chiesto dallo stesso M5s per intestarsi il probabile sì su una riforma ritenuta molto popolare o addirittura dal centrodestra a trazione salviniana per tentare la spallata al governo Conte2 nelle urne): solo allora sarà possibile mettere mano alla legge elettorale, sempre che nel frattempo non ne venga approvata una diversa, per ridisegnare i collegi uninominali adeguandoli al numero ridotto degli eletti. Il che comporta altri due mesi di tempo. E si arriva così alla legge di bilancio del 2020…
Ma oltre alle conseguenze dirette dell’approvazione della riforma ce ne sono altre indirette che vanno nella stessa direzione di blindatura della legislatura. Da una parte c’è la messa in campo della mini-riforma di “cornice” che dovrà cambiare la Costituzione in 4 o 5 punti (voto ai diciottenni anche al Senato, base pluriregionale e non solo regionale per l’elezione del Senato, riduzione del numero dei delegati per l’elezione del Presidente della Repubblica e forse introduzione della sfiducia costruttiva): un processo lungo, come quello di tutte le riforme costituzionali, che dovrà attendere la doppia lettura di entrambe le Camere con tre mesi di pausa dopo la prima doppia lettura. Dall’altra la decisione di M5s e Pd di posticipare l’accordo sulla riforma del Rosatellum, considerata necessaria da tutti anche per via degli effetti del taglio del numero dei parlamentari sulla rappresentatività dei territori, è anch’essa un tentativo di prolungare la legislatura non dando a chicchessia (Matteo Renzi?) la pistola carica di una nuova legge elettorale proporzionale pronta all’uso.
C’è poi una conseguenza indiretta più politica ma non meno importante: è chiaro che la voglia di tornare anticipatamente al voto sarà da ora in poi per tutti i parlamentari vicina allo zero, visto che il prossimo Parlamento avrà 345 “posti” in meno e molti di loro non saranno ricandidati né rieletti. Una motivazione a proseguire la legislatura forse poco nobile ma di certo molto forte.
Tuttavia legislatura blindata non significa affatto governo Conte 2 blindato. Paradossalmente la consapevolezza che per una serie di motivi non sarà possibile tornare a breve al voto finirà per aumentare nei prossimi mesi le fibrillazioni, i dissidi e i distinguo all’interno della maggioranza giallo-rossa. Soprattutto da parte di Renzi verso il premier, dal momento che il leader di Italia Viva ha bisogno in questa fase di massima visibilità per far crescere la sua nuova creatura, ma anche da parte di Di Maio sempre verso il premier, visto come un competitor per la guida politica del movimento. Val la pena di ricordare quanto lo stesso Renzi diceva ai suoi nei giorni dell’uscita dal Pd e della creazione di nuovi gruppi in Parlamento: «La legislatura arriverà sicuramente a termine, bisogna vedere se con questo governo».
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