Migliora l’umore e lo stato di salute mentale in cella, riduce la propensione a comportamenti aggressivi e antisociali dei carcerati e fa calare il tasso di recidiva. Sono questi alcuni dei benefici derivati dallo Yoga come strumento di educazione e recupero per la vita dei detenuti. Una pratica che potrebbe tornare utile alle oltre 50mila persone che affollano le carceri italiane.
Il percorso che i detenuti devono affrontare per avere nuovi contatti con l’ambiente esterno ed essere reinseriti nella società è alle volte lungo e tortuoso anche per via di numerosi problemi psicologici. Basti pensare che secondo i dati del Ministero della Salute il 40% dei reclusi soffre di disturbi psichici, causati da forme di dipendenza da sostanze, problemi nevrotici e di adattamento. Secondo numerose ricerche scientifiche internazionali una soluzione utile per il loro recupero arriva dallo Yoga: stando a quanto riportato da una ricerca della Oxford University e pubblicata sulla BBC, infatti, sessioni prolungate di yoga in carcere aiutano a migliorare lo stato di salute mentale dei detenuti, alleviando i livelli di ansia e depressione, e portano a un calo della recidiva. Pratica che potrebbe tornare utile alle oltre 50mila persone che affollano le carceri italiane, secondo i dati ISTAT, e al 68% di coloro che tendono nuovamente a finire tra le sbarre ripetendo gli stessi errori. Ma non è tutto, perché da una ricerca della Washington State University e pubblicata su Science Daily praticare yoga in carcere aiuta i detenuti nel creare relazioni più sane con i compagni di cella, aumenta la loro sensazione di autostima e riduce la propensione a comportamenti aggressivi e antisociali.
“La pratica dello yoga può essere un valido aiuto per compensare i numerosi problemi psicofisici generati dalla carcerazione. Molto spesso si crea un circolo vizioso che nel tempo può solo aggravarsi ed è per questo che l’apprendimento di una corretta respirazione può mitigare disturbi fisici e stati di tensione crescente – spiega Andrea Di Terlizzi, fondatore di Inner Innovation Project, tra i massimi esperti in Italia di Yoga e scienze antiche – La mia personale esperienza nel carcere di San Vittore a Milano e in quello di Cremona, risalente agli anni ’80, ha portato alla luce un fenomeno rilevante, ovvero che i carcerati, così come le persone libere, possono aver sentito parlare di Yoga e Meditazione oppure non saperne nulla. Tendono subito ad accogliere positivamente o respingere colui che potrebbe insegnarli queste discipline e il fattore rapporto è più importante della pratica in sé. Per questo motivo ci tengo a sottolineare che l’azione riabilitativa dello Yoga non dipende unicamente dall’efficacia della disciplina trasmessa ma soprattutto dall’esperienza di chi la comunica e, nel caso dei detenuti, e dalle sue capacità empatiche nello stabilire con loro il giusto rapporto”.
Ma non è tutto, perché alcuni esercizi di yoga, armonizzati con tecniche respiratorie e di concentrazione mentale, consentono la sperimentazione di uno stato di equilibrio nervoso che si riflette sulla percezione generale del carcerato, fornendogli una diversa condizione di calma e autocontrollo. Una ricerca compiuta dalla University of Pennsylvania, pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Clinical Psychiatry, ha rilevato un miglioramento significativo in un gruppo di pazienti colpiti da gravi stati di ansia e depressione. E ancora, le sessioni di yoga possono risultare utili anche agli operatori nelle carceri, spesso sottoposti a un grave peso psicologico dovuto al loro lavoro: da un’indagine britannica condotta in un carcere di Manchester e pubblicata su The Telegraph è emerso che oltre 60 addetti dello staff hanno migliorato la propria condizione di salute fisica e mentale grazie a questa disciplina.
L’utilizzo positivo dello yoga come strumento di riabilitazione per i detenuti è un pensiero condiviso dalla dottoressa Amy Bilderbeck del dipartimento di psichiatria e psicologia alla Oxford University, che ha dichiarato alla BBC: “I nostri ricercatori hanno individuato come i detenuti sottoposti a una sessione intensiva di 10 settimane di yoga hanno migliorato notevolmente le loro condizioni di salute mentale, risultando più inclini alla partecipazione di attività educative rispetto a coloro che continuavano la solita routine. Più della metà dei carcerati adulti torna dietro le sbarre dopo un anno ripetendo gli errori del passato. Per questo motivo sensibilizzare le carceri nell’utilizzo di sedute di yoga e meditazione diventa un monito fondamentale per ridurre il tasso di recidiva e aiutare i detenuti nel loro percorso di riabilitazione all’interno della società”.
Ecco infine i 10 benefici dello yoga come strumento di riabilitazione dei detenuti emersi dalle ricerche:
- Riduce la propensione a comportamenti aggressivi e antisociali
- Allevia i livelli di ansia e depressione
- Favorisce lo sviluppo di autodisciplina e concentrazione
- Aiuta i detenuti a essere meno impulsivi e a intraprendere attività educative
- Aumenta la sensazione di autostima
- Porta i detenuti a essere meno inclini all’abuso di sostanze stupefacenti
- Aiuta a dormire meglio
- Fa calare il tasso di recidiva
- Favorisce la socializzazione e permette di creare relazioni più sane con i compagni di cella
- Potenzia la consapevolezza di sé e aiuta a prendere coscienza del crimine commesso