Dopo Ascanio Celestini e Moni Ovadia che sono stati i testimonial artistici della prima edizione, quest’anno LiberAzioni, il Festival delle Arti dentro e fuori (il carcere) che avrà come cuore pulsante il quartiere Le Vallette di Torino ospitando tra la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno e il Teatro Don Orione il clou degli eventi vedrà la presenza di Paolo Rossi e Omar Pedrini.
Teatro, disegno, pittura, musica scrittura, fotografia, cinema e video sono la base di una visione di organizzazione partecipata che attraverso il progetto AxTo (si legge Aperto e sono azioni per la periferie torinesi) offre a titolo gratuito attività, laboratori dentro e fuori che raccontano il carcere e il quartiere.
Ad aprire la settimana del festival una serie di eventi di avvicinamento che si svolgeranno nel centro di Torino e in particolare lunedì 14 ottobre a inaugurare LiberAzioni sarà la proiezione speciale su Armando Punzo e la sua Compagnia della Fortezza di Volterra, (ore 17.30 alla Bibliomediateca Rai di via Verdi 31), all’appuntamento interverranno Valentina Noya, direttrice di LiberAzioni, Franco Prina, che per l’Università di Torino è responsabile nazionale dei poli universitari carcerari, e Filippo Cropanese dell’associazione Quinto Polo. Sempre lunedì si parlerà anche delle “Parole che liberano”, incontro dedicato alle esperienze di scrittura in carcere (ore 20.45 all’Unione Culturale “Franco Antonicelli”).
Tra gli eventi a Palazzo Barolo, mercoledì 16 ottobre inaugura la mostra “Oltre. Tra dentro e fuori”. Si tratta di un evento satellite del progetto-festival LiberAzioni – l’arte dentro e fuori.
La mostra è il momento culminante di due percorsi separati, ma paralleli, che si sono sviluppati all’interno della Casa Circondariale Lorusso Cutugno di Torino e ideati dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema: un laboratorio di disegno, guidato dagli artisti Petra Probst e Jhafis Quintero, e i worshop di fotografia, tenuti da Francesca De Dominicis, formatrice ed esperta in arti visive.
Probst e Quintero hanno lavorato con alcuni detenuti della sezione di Alta Sicurezza avvicinandoli al disegno: il segno grafico è servito da indagine della propria identità, riscrittura del sé, rottura della contenzione fisica che il carcere impone, giungendo a comporre un foltissimo corpus di lavori, dei quali la mostra offre una selezione, frutto dell’attività guidata dai due formatori, ma anche della pratica autonoma svolta da alcuni nelle proprie celle.
Il titolo della mostra evoca il superamento di un confine: da parte della persona detenuta, oltre le sbarre e la limitazione dello spazio, oltre le proprie capacità e l’immagine di se stessi, ma anche da parte del visitatore, invitato ad andare al di là del pregiudizio e dello stereotipo. La mostra si pone quindi come spazio di incontro tra chi è libero e chi è detenuto, tra chi è presente e chi è assente. L’esposizione è aperta fino al 17 novembre.
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