«Allô…?». Sono le 15 e dall’altra parte della cornetta la voce di Pieter Aspe, calda e cadenzata, assomiglia al fluire lento dell’acqua che scorre lungo i silenziosi canali di Bruges.
Il “Simenon fiammingo” – come è stato ribattezzato lo scrittore di gialli che, con le vicende del suo commissario Van In, protagonista di ben 32 romanzi, tutti ambientati a Bruges, ha venduto oltre 2 milioni di copie – la cittadina fiamminga la conosce molto bene, e ne è innamorato a tal punto da trasformarla in una perfetta “scena del crimine” in tutti i suoi thriller.
L’ex precettore, fotografo, commerciante di vini, venditore di granaglie e cereali, custode della basilica del Santo sangue, nato a Bruges 66 anni fa, ha eletto il gioiello patrimonio Unesco a cornice privilegiata delle indagini del commissario più famoso del Belgio. Il romantico, “politicamente scorretto” detective Pieter Van In che ama le belle donne, la birra Duvel, le paste all’uvetta vendute nella Grand Place, e che gioca a fare il burbero pur avendo il cuore tenero.
Volendo immaginare un viaggio virtuale a spasso per la città, raccontando la Bruges di Pieter Aspe e i luoghi che gli stanno più a cuore, gli domandiamo da dove partirebbe. Ci pensa un po’ prima di rispondere.
«Partiamo dai vecchi mulini. A una ventina di minuti dal centro di Bruges ce ne sono tre molto suggestivi. Molti turisti iniziano la loro visita della città da altri luoghi, ma io adoro questo posto, fa parte di un itinerario poco conosciuto. Mi piacerebbe iniziare questa nostra passeggiata al mattino presto quando c’è ancora poca gente. C’è una strada molto suggestiva, poco nota, che costeggia il canale e conduce verso il centro offrendo un punto di vista diverso sulla città».
La passeggiata virtuale con Pieter Aspe prosegue verso la Cappella di Gerusalemme nella Tenuta Adornes. Da qui, dopo aver girovagato un po’ per il caratteristico quartiere, lo scrittore consiglia di puntare verso il centro.
«La visita a questa meravigliosa Cappella costruita nel XV secolo e commissionata dall’importante famiglia di mercanti genovesi stabilitisi nell’elegante palazzo lungo la Peperstraat – spiega – è anche un’occasione per esplorare il caratteristico quartiere nel quale si trova». Scivoliamo così verso la Sint-Annakerk, una deliziosa chiesa gotica a navata unica, costruita nel XVII secolo, che stordisce con l’opulenza dei suoi ricchi interni barocchi, i ricchi pannelli in legno e le tele di Jan Garemijn.
«Vale la pena fare un salto anche al Museo del Folklore». Questo scrigno poco conosciuto consente di immergersi in una serie di ospizi del XVII secolo completamente rinnovati in ogni loro parte, dalle sale alla farmacia, tra oggetti del passato, abiti d’epoca e antichi mestieri.
Proviamo a raggiungere il museo che più sta a cuore al papà del commissario Van In. Ed ecco il sontuoso edificio che accoglie il Gruuthuse, con il suo romantico cortile interno.
«A Bruges è il museo che preferisco perché con il suo mix di oggetti, documenti, testimonianze, è uno scrigno che custodisce il passato della città. Non si trovano solo quadri, ma monete, vecchi libri, antichi arredi. E poi è interessante il nome di questo palazzo, che deriva proprio dal suo proprietario, un uomo d’affari, mecenate del XV secolo, l’unico a detenere il monopolio del commercio del gruut, una miscela di spezie usate per dare sapore alla birra».
E in effetti, soprattutto dopo l’intervento di restauro e ampliamento durato cinque anni, questa autentica “wunderkammer” fiamminga, che ha riaperto i battenti a maggio scorso, è veramente un’avvincente passeggiata attraverso oltre sette secoli di storia. Tra profumo di tabacco e caffè, odori d’Oriente, la cappella privata di famiglia, costruita nel 1472, rivestita con pregiati pannelli in legno di quercia, è forse il fiore all’occhiello del museo.
La voce di Pieter ci trascina verso Mariastraat, dove svetta la Onze-Lieve-Vrouwekerk (chiesa di Nostra Signora), la seconda costruzione di mattoni più alta al mondo e dove la Madonna col Bambino eseguita da Michelangelo nel 1504 accoglie i visitatori, incastonata nella navata destra, davanti all’altare.
«L’altro museo che adoro è indubbiamente il Groeninge. Nonostante sia molto piccolo, credo possa competere con grandi istituzioni come ad esempio il Louvre. Mi piace soprattutto perché è una collezione intima, raccolta, affatto dispersiva. E poi oltre a contemplare i capolavori dei fiamminghi, in primis Van Eyck, è possibile fermarsi a osservare anche opere d’arte moderna».
Il tour virtuale prosegue verso un luogo di Bruges nel quale lo scrittore confessa di trascorrere il suo tempo libero.
«Raggiungiamo uno dei tanti pub della città e prendiamo una birra!» è la sua proposta.
Ed eccoci allora sorseggiare un’Estaminet apprezzando la tranquillità di Astridpark, il parco ricostruito a metà Ottocento intorno a un convento di frati minori. Nonostante si trovi nel cuore della cittadina fiamminga, è un angolo appartato e poco battuto, con i suoi alberi, il laghetto e il chiosco colorato.
«Questo è il mio buen retiro d’inverno, visto che d’estate è pieno di turisti» confida Aspe.
Eppure, passeggiando per Bruges, con le sue strade acciottolate, i vicoli silenziosi, sembra davvero impossibile immaginare questa tranquilla cittadina come un’ambientazione noir, trasformata ad ogni thriller – edito dall’Editore Fazi – in un luogo di omicidi e malaffare, suicidi e corruzione, tra scheletri e cadaveri, postriboli e misteriosi enigmi da risolvere. Come ne Il quadrato della vendetta dove a guidare le indagini è un antico enigma ispirato alla filosofia dei templari, misteriosamente collegato ai crimini di una delle più rispettate famiglie della regione. O in Caos a Bruges dove dopo una notte gelida un turista tedesco, ferito a morte, muore tra le braccia di un poliziotto e tra i suoi effetti personali, Van In scopre una foto della Madonna con il bambino di Michelangelo.
«Quando ho iniziato a scrivere gialli, circa vent’anni fa, essendo nato a Bruges, mi attirava molto questa piacevole contraddizione: da un lato la tranquillità di questa cittadina dove non accade mai nulla, dall’altra la possibilità di ambientarvi i più trementi delitti. Per questo Bruges mi è sembrato il luogo più adatto per accogliere omicidi, rapine, suicidi. Nella serie TV tratta dai romanzi di Colin Dexter, l’ispettore Morse risolveva i crimini commessi nelle vicinanze dell’Università di Oxford. Oxford in tal senso non è molto diversa da Bruges. Ambientare i miei romanzi in una città come New York, ma anche in Sud America o in Brasile, sarebbe stato troppo banale. Passeggiare tra le stradine di Bruges leggendo uno giallo può essere, per il turista, un’esperienza accattivante».
Ma c’è qualcosa in questo luogo senza tempo che strega i visitatori. «Credo che Bruges affascini anche per la sua coerenza architettonica, per quell’armonia che lega tra loro gli edifici, per la bellezza dei ponti, dei canali, per il fatto che è piccola e consente di spostarsi a piedi, senza perder troppo tempo a coprire grandi distanze. Vi sono nato e ho visto la città cambiare. I vecchi edifici sono stati oggi interamente restaurati e ilsuo volto ha acquistato un nuovo colore».
A questo punto del viaggio in compagnia di Pieter Aspe, complice anche la sua affabilità, è forte il desiderio di entrare (sempre idealmente) nell’officina dello scrittore, nei luoghi in cui nascono le storie.
«Scrivo dalle 9 del mattino alle 13 in una piccola stanza del mio appartamento adiacente all’Ezelpoort». Ci troviamo di fronte a una delle quattro porte cittadine conservatesi a Bruges, realizzata durante la costruzione del secondo anello di mura, nel 1297. Il suo aspetto originale è stato significativamente modificato nel XVII secolo, in seguito alla rimozione della parte superiore della struttura. «La porta è interamente circondata da un canale e mentre scrivo sento il rumore dell’acqua. Ho una gran bella vista su questo monumento».
La curiosità su come lo scrittore trascorra il resto della giornata è tanta.
«Quando finisco di scrivere, solitamente mi dedico agli appuntamenti. Se piove rimango a casa a leggere, guardo la tv, spesso lascio Bruges per qualche breve vacanza o viaggio».
Prima di salutarci facciamo un’ultima tappa alla basilica del Santo Sangue nella piazza del Burg, dove Pieter Aspe è stato custode, prima di diventare scrittore. Costruita originariamente come la cappella della residenza dei conti di Fiandra, la Basilica conserva dal XIII secolo la reliquia del Sangue di Cristo che, ogni anno, nel giorno dell’Ascensione, viene trasportata in processione nel corso di un evento molto sentito dai cittadini, riconosciuto dal 2009 dall’Unesco patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.
«Quando facevo il custode vivevo proprio di fianco alla basilica. Alle 10 aprivo il portone e lo richiudevo alle 18, vendevo i biglietti ai visitatori. È lì che ho iniziato a osservare le persone e nel tempo libero, tornato a casa, scrivevo».
Prima di lasciarci gli chiediamo se stia già lavorando al prossimo racconto.
«Sto lavorando a una nuova serie dedicata interamente a Van In, al suo passato. La sua donna e il suo bambino scompaiono per un motivo misterioso, lui li cerca. Chissà se riuscirà a ritrovarli…».
Ci salutiamo, come suggerisce lo scrittore, in una piccola, nascosta, via della città, dove Pieter Aspe è nato, nei pressi della Sint-Jacobskerk (Chiesa di San Giacomo), una chiesa del primo gotico, fondata nel 1240 nel quartiere dei mercanti e che accoglie al suo interno dipinti del XVI-XVIII secolo e un pregiato organo a canne.
«Questo, lontano dal viavai di gente, mi sembra il posto perfetto per un arrivederci».
Messa giù la cornetta, la Bruges romantica con il suo abito autunnale, il fruscio dei canali e le stradine silenziose resta a lungo negli occhi. La chiacchierata con Pieter Aspe le ha conferito un fascino nuovo, forse più misterioso, accattivante, una veste dark, ma altrettanto magica.