Lo scenario a breve è una conferma degli attuali livelli produttivi, con un Pil acquisito in crescita dello 0,2%. In ottobre i prezzi si fermano su un +0,3%, in calo rispetto ai mesi estivi
di Davide Colombo
Istat, a settembre il tasso di disoccupazione sale al 9,9%
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Gli indicatori anticipatori del ciclo economico a breve dell’Istat confermano la fase di stagnazione in corso ormai da sette trimestri consecutivi. A ottobre è un poco migliorata la fiducia delle imprese ma peggiorata quella dei consumatori, con il risultato che negli ultimi novanta giorni dell’anno non ci si aspetta una ripresa significativa. E la fase di debolezza dei ritmi produttivi si è riflessa sul tasso di occupazione che, nel terzo trimestre, è rimasto stabile.
Pesa il quadro internazionale
Nelle ultime settimane – si legge nella nota – è proseguita la fase di indebolimento della congiuntura internazionale legata al persistere di fattori negativi quali i conflitti tariffari, la Brexit, le turbolenze geopolitiche, la decelerazione delle maggiori economie asiatiche e la contrazione dell’industria manifatturiera in Germania. Gli indicatori qualitativi più recenti non prospettano un’imminente ripresa dell’attività economica globale ed è aumentato il rischio che il rallentamento, circoscritto al comparto manifatturiero, si possa diffondere anche al settore dei servizi. Il calo degli investimenti e la decelerazione della produzione industriale si sono trasmessi tra i diversi paesi attraverso il canale del commercio internazionale, penalizzando in particolare le economie con ampia base manifatturiera e più integrate nelle catene globali del valore. Nel complesso, gli scambi mondiali di merci in volume, in base ai più recenti dati del Central Planning Bureau, hanno registrato nei primi otto mesi del 2019 una variazione tendenziale negativa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-0,4%).
Imprese in attesa
Riguardo al quadro nazionale, il sistema delle imprese, fotografato in agosto dall’indice destagionalizzato della produzione industriale, ha segnato un aumento congiunturale (+0,3%), interrompendo la fase di flessione iniziata a giugno. Tuttavia, nella media del periodo giugno-agosto, la produzione ha mantenuto un’intonazione negativa (-0,3%). Nel trimestre, i beni strumentali hanno segnato la flessione maggiore (-0,9%) malgrado il leggero recupero di agosto (+0,4% m/m). La diminuzione della produzione di beni strumentali è stata ancora più forte nella media dei primi otto mesi dell’anno (-1,5% rispetto all’anno precedente), condizionata dalla performance negativa dei mezzi di trasporto (-4,1%). Nello stesso periodo, anche i beni intermedi si sono contratti (-2,2%) mentre quelli di consumo hanno registrato una variazione positiva (+0,3%) sostenuti dalla componente dei beni durevoli (+1,0%).
L’inflazione che non c’è
Sul fronte dei prezzi, infine, i segnali continuano a essere di modesto aumento. A livello del consumo, a ottobre la dinamica annua è rimasta stabile sui ritmi estremamente bassi assunti nei mesi estivi: in base alla stima preliminare, l’indice per l’intera collettività ha mantenuto il tasso di crescita tendenziale del mese precedente (+0,3%) in marginale rallentamento rispetto a luglio e agosto (+0,4% in entrambi i mesi). La stabilità è il risultato di andamenti opposti per i prezzi di servizi e alimentari lavorati, in tendenziale aumento, e dei beni energetici, per i quali si è approfondita la fase deflativa (-4,7% la variazione annua dal -2,8% di settembre). L’inflazione core è di conseguenza salita di due decimi di punto percentuale (a +0,8%), portandosi mezzo punto al di sopra della misura complessiva, la distanza più ampia degli ultimi tre anni.