(ANSA) – TRIESTE, 22 GEN – “Una hard Brexit avrebbe un
impatto devastante sulla ricerca inglese” e la bocciatura del
piano soft di uscita di Theresa May martedì scorso, sta causando “negli ambienti universitari di Londra preoccupazione vera”. Lo
scrive oggi nella sua rubrica settimanale sul quotidiano Il
Piccolo, il genetista Mauro Giacca che, dopo essere stato per
anni direttore dell’Icgb (Istituto di genetica e biotecnologia)
di Trieste, da alcuni mesi dirige un gruppo di ricercatori della
Scuola di Medicina cardiovascolare del King’s College di Londra.
“Il Regno Unito è il Paese più avanzato al mondo nella
scienza”, sottolinea Giacca, ricordando che, pur contando “meno
dell’1% della popolazione mondiale”, vanta il “15% delle
pubblicazioni più citate, e più premi Nobel di tutte le altre
nazioni europee”. Inoltre, “tra le prime venti università nel
ranking mondiale, le migliori europee sono britanniche”. Sebbene
siano “largamente popolate da ricercatori stranieri, ad esempio
sono più del 30% al King’s College London”. “E sono più del 40%
– aggiunge – al Francis Crick Institute di Londra”. Ricercatori
che Giacca definisce “bravissimi nel vincere finanziamenti
europei: nell’ultimo programma quadro FP7 dal 2007 al 2013 hanno
portato a casa più di 7 miliardi di euro” e “godono di oltre
duemila progetti finanziati dallo European Research Council”,
prosegue Giacca sul Piccolo. Analogamente, “un quinto dei
finanziamenti pubblici di Cambridge e Oxford, sono erogati da
Bruxelles”. E tutti “rischiano bruscamente di venire a mancare
dopo il 29 marzo”. Di fronte a questo scenario, “il governo
inglese si è già impegnato a subentrare con propri fondi in caso
di ‘No Deal’ e alcune università stanno implementando schemi di
finanziamento domestici alternativi”. (ANSA).