Situazione difficile per le Oasi del litorale tirrenico. In particolare per l‘Oasi del Lago di Burano in provincia di Grosseto, con quantità di pioggia che non si vedeva dal 2012, quando ci fu l’alluvione che colpì Albinia “Siamo sott’acqua – dice Fabio Cianchi, Responsabile delle Oasi della provincia di Grosseto – il problema è duplice: i cambiamenti climatici, con il moltiplicarsi degli eventi estremi e le piogge che arrivano sempre più forti, e l’antropizzazione, con la distruzione delle aree di esondazione dalle piene e la ripulitura dei fiumi dalla vegetazione, che hanno l’effetto di velocizzare lo scorrimento delle acque. Con i venti di scirocco poi il mare è come se facesse argine, e l’acqua non defluisce”. Lo stesso fiume Albegna è a rischio esondazione.
L’Oasi ha subiìo danni soprattutto alle attrezzature e alle strutture: ai capanni, alle barche, ai motori, al pontile che si affaccia sulla laguna, dove in questo momento un uomo di altezza media avrebbe l’acqua alta fino alla cintola. “Impressionante – racconta Cianchi –. Danni quantificabili in decine di migliaia di euro”.
E non è tutto: argille e fanghi che arrivano con l’acqua portano anche di concimi chimici e diserbanti, tutte sostanze che si vanno a depositare nelle zone umide, le aree più delicate. Migliore la situazione nell’Oasi WWF di Orti Bottagone, in provincia di Livorno. Al momento il livello dell’acqua è molto alto ma la palude è un’ottima cassa d’espansione per impedire l’allagamento dei campi. Anche a questo servono le paludi.