Pubblicato il: 19/11/2019 15:41
“Stiamo ancora stimando i danni che gli stabilimenti balneari italiani hanno subito per la furia del mare dei giorni scorsi, ma sicuramente assommano a diverse centinaia di milioni di euro fra impianti distrutti e spiaggia erosa”. Lo dice, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confcommercio.
“Sono – spiega – il ‘frutto avvelenato’ di insopportabili ritardi nella progettazione e nell’esecuzione di opere di difesa e di mitigazione di un fenomeno, quello erosivo, già in atto da alcuni decenni, che interessa circa il 40% delle coste italiane, e che si è acuito negli ultimi anni a causa dei cambiamenti climatici con il conseguente moltiplicarsi degli eventi atmosferici estremi”.
“La competenza in materia – sottolinea Capacchione – è distribuita su tre livelli istituzionali (comunale, regionale e nazionale), che coinvolgono una pluralità infinita di soggetti pubblici (dalle sovrintendenze alle autorità di bacino, dalle autorità marittime al genio civile, ecc.), spesso in conflitto fra loro. La disciplina normativa e amministrativa del contrasto del fenomeno erosivo e della pianificazione della costa è poi costituita da ben 8 leggi nazionali e da quasi 90 fra leggi e provvedimenti regolatori regionali”.
“E’ del tutto evidente – avverte – che per un’efficace azione di tutela delle coste, prima ancora che reperire risorse pubbliche e mobilitare quelle private, è necessaria una decisa e robusta semplificazione normativa e istituzionale, condizione indispensabile per predisporre un piano nazionale di contrasto del fenomeno erosivo utilizzando le migliori professionalità del mondo accademico, da varare con procedure celeri e non farraginose al fine di assicurare tempestività ed efficacia degli interventi non più rinviabili”.
“Le imprese balneari italiane – ammette il presidente del Sib – sono le prime ad essere danneggiate dal fenomeno e, quindi, direttamente interessate a partecipare a questo sforzo al quale è chiamata la comunità nazionale”.
“Affinché ciò possa accadere – suggerisce Antonio Capacchione – è essenziale, però, che da parte dello Stato, sia eliminata al più presto una precarietà giuridica e l’assenza di prospettiva di durata aziendale che impedisce il fattivo coinvolgimento, anche economico, di questo importante comparto per affrontare tali sfide epocali“.
Adnkronos.