«Il paradigma neo-liberale è entrato decisamente in crisi. O meglio: oscilla verso un nuovo paradigma “securitario”, dove non c’è più l’enfatizzazione della libertà, ma della sicurezza. Il limite, la spinta a chiudere, Il porto chiuso, Il bastione, l’arroccamento, Il confine identitario. Il simbolo del paradigma securitario – continua lo psicoanalista – è il muro. Quello che ha fatto vincere Trump, quello della Brexit, quello nostrano del porto chiuso. Passaggio importante: il muro è una patologia del confine; il confine è necessario, ma il confine (anche psicologico) deve mantenersi poroso, mentre la trasformazione del confine in bastione/fortezza, in gioco oggi, segnala la presenza di una patologia securitaria del confine».
La cosa particolare, che qualifica l’Ipermoderno rispetto al Postmoderno, è la ripresa di temi, simboli, modalità personali e politiche “tradizionali”, ma senza una vera tradizione. Quando Salvini si riferisce al “Cuore Immacolato di Maria” di vede molto bene che non appartiene davvero a quella tradizione. Sembra ci sia insomma l’idea non di “costruire con le macerie” come nel postmoderno, che usava l’inadeguatezza delle antiche forme come modo di recuperare un senso riflessivo, ironico, energetico, ma di ripristinare le macerie, in modo irrigidito, serioso più che serio, anche se provengono da una tradizione interrotta. «Di fronte alla dissoluzione dei confini -risponde Recalcati- la spinta pulsionale è quella a ripristinarne la solidità. Pensiamo all’oscillazione panico/anoressia. La seconda è il solido, il primo è il liquido. Zygmunt Baumann ha visto benissimo il fenomeno della liquefazione dei legami sociali, ma non ha visto la spinta a recuperare la tradizione, la tendenza al compattamento sicuritario, all’ipertrofia, persino razziale, dell’identità».
Anche certi radicalismi religiosi (vedi estremismo islamico, Isis, e nuovi terrorismi “fai da te” che sconfinano nella follia soggettiva, come il caso Christchurch) sembrano figli di una tradizione più vagheggiata con nostalgia che frequentata. Forse è per questo che sono più pericolosi. Recalcati insiste sul Freud più tenebroso, quello di Al di là del principio del piacere: «Noi pensiamo che la pulsione sia spinta verso la vita. Ma Freud riflette su un’altra faccia della pulsione, sulla pulsione come conservazione. Il primo impatto con il mondo, ci dice Freud, è l’impatto con un’estraneità ostile. Se il mondo è il luogo di una perturbazione ingovernabile, è chiaro che la spinta pulsionale è primariamente difensiva; è il barricamento, l’introversione regressiva. Con un inevitabile sviluppo nostalgico: tutto ciò che riguarda il passato è meglio di quello che accade oggi. Prima funzionava meglio. Per esempio la nostalgia che il mondo islamico radicalizzato esprime verso il Dio folle, padre e padrone. Ma, guardi che anche in Italia lo dicono molti tromboni: molti colleghi invocano “il ritorno del padre” come soluzione dello smarrimento contemporaneo. È una nostalgia impossibile. La via del ritorno alla versione padronale/patriarcale della Legge è tramontata irreversibilmente e non bisogna dispiacersene troppo». Il sovranismo è un narcisismo collettivo.
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