Parafrasando la mitologia romana e greca, Forza Italia di oggi passerebbe di sicuro per una confusa Idra di Lerna. Molte teste in un solo corpo. Gli azzurri del Cav attraversano forse una delle fasi politiche più difficili della loro storia: la sensazione di un implosione imminente è all’ordine del giorno, mentre embrioni di Movimenti e correnti alternativi, nel frattempo, si agitano. Ma «Si è pensato con troppa facilità allo sfaldamento di Forza Italia», spiega Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia e membro dell’Ufficio di Presidenza di Forza Italia. Cauto nel banalizzare la fase attuale e allo stesso tempo fiducioso in un riposizionamento, ormai perso, liberale in grado di costruire «l’assetto giusto per uno spazio politico veramente ampio».
Movimenti Sudisti, cambi di casacca al Nord, diatribe interne e leadership altalenante. Cattaneo, cosa sta succedendo all’interno di Forza Italia?
Stando alle previsioni che abbiamo letto doveva già essere successo di tutto e di più, invece per il momento non è ancora accaduto nulla. Dall’esterno viene attribuito a Forza Italia un fuggi fuggi che evidentemente non c’è: la classe dirigente è composta da figure politiche con una carriera anche di 25 anni, capace di scelte pensate e strutturate. Questo significa che tra le fila del partito, in un momento di difficoltà e di rielaborazione del messaggio politico, in molti si domandano e si interrogano sul da farsi.
Lei è fra questi?
Certo, credo che gli assenti alla questione siano rimasti in pochi. Anche perché Forza Italia è abituata da anni a essere al centro dello scenario politico, con consensi intorno al 30 per cento, mentre oggi sfido chiunque a sentirsi soddisfatto. Abbiamo preso atto del sorpasso della Lega e, dopo le europee, anche di Fratelli d’Italia: non bisogno dare innanzitutto per scontati certi dati, e allo stesso tempo tutti noi dobbiamo mettere in campo un’azione critica e costruttiva.
La direzione, però, sembra più quella di abbandonare la nave. Anche lei ci ha fatto un pensierino?
Il tema è molto politico, non solo riguardante il salvataggio delle proprie carriere. Anni fa avevo proposto un processo di rinnovamento che lo stesso elettorato reclamava in maniera robusta, quel processo ha tardato troppo ad arrivare. Detto questo, i valori che mi guidano e ai quali fare riferimento anche nella transizione sono quelli liberali: la fiducia nell’individuo e nell’impresa, stare dalla parte dell’Italia che produce. La stessa Italia che in questo momento storico avrebbe un gran bisogno di queste caratteristiche anche nelle politiche economiche: si parla troppo spesso di nazionalizzazione e nel lavoro troppo di diritti e poco di doveri. Spesso si tira fuori l’argomento infrastrutture, quando Forza Italia è l’unica ad averle realizzate: dall’Alta velocità al Mose.
Con quest’ultimo le cose sono andate un po’ diversamente…
Tutti si lamentano del Mose, noi siamo gli unici ad averci creduto. È una sfida difficile? Sì. È una sfida costosa? Certo. Ma abbiamo creduto che per salvare Venezia fosse indispensabile. Da quando non siamo più al governo, gli altri non gli hanno dedicato le stesse attenzioni, quindi o dimostrano il coraggio di dire che non serviva o è inutile adesso piangere.
Tornando alle questioni interne, Forza Italia rischia di essere fagocitata dagli alleati Salvini e Meloni?
L’altro tema che va chiarito e che ci distanzia, non lo nego, dai nostri elettori, è quello del sovranismo. È una parola in cui il liberale fa fatica a ritrovarsi, se questo significa la concezione di una Le Pen. L’Italia deve sì imporre le proprie condizioni in Europa, ma lo deve fare con autorevolezza, non certo battendo i pugni sul tavolo. L’anti-europeismo rischia di isolarci e aggravare i nostri problemi.
Sembra di leggere alcuni frammenti del manifesto di Italia Viva di Renzi…
Non si può guardare solo al fascino del leader, in questo momento valgono anche i contenuti. Attenzione: sono figlio di un partito leaderistico, quindi una leadership è indispensabile. Nonostante ciò, ad oggi nella nostra sinistra riscontro che su molti argomenti c’è una vicinanza, in particolare con quello che dice Italia Viva. Il guado che ci divide, però, è l’appoggio e il non appoggio al governo, il che rappresenta un tema molto importante.
Non esclude quindi un suo trasloco futuro?
Non è che nell’immediato devo dire vado o non vado. Non è all’ordine del giorno. Si è pensato con troppa facilità allo sfaldamento di Forza Italia, la quale invece ha una storia troppo importante, con persone al suo interno pronte a battersi per i valori in cui credono fino all’ultimo, per cercare insieme di cambiare la situazione.
Magari sotto una nuova guida, come quella di Mara Carfagna?
Mara è una figura molto spendibile, una punta di diamante. Il fatto è che ne abbiamo molte di punte di diamante. La qualità che c’è nel gruppo di Forza Italia è sicuramente medio alta, con una classe dirigenti molto strutturata con la quale affrontare il tema del rilancio. È necessario affiancare Silvio Berlusconi a volti e figure nuove, in grado di, ribadisco questo punto, posizionarsi in un’area che attualmente sembra interessare meno di un tempo, ma di cui in realtà ce ne molto bisogno. Trovato l’assetto giusto lo spazio politico è veramente ampio. E questa è sicuramente una buona notizia.
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