The bees and the queen bee on the comb
Pubblicato il: 04/12/2019 12:35
Negli ultimi cinque anni sono scomparsi 10 milioni di alveari nel mondo, quasi 2 milioni l’anno, oltre 200.000 solo in Italia. I cambiamenti climatici, con l’aumento delle temperature e la diffusione di nuovi parassiti, stanno mettendo a rischio salute e sopravvivenza delle api, con effetti drammatici sulla sicurezza alimentare globale. Perché dal loro ruolo essenziale di impollinatori dipende il 70% della produzione agricola mondiale, quindi del cibo che portiamo a tavola. E’ l’allarme lanciato dall’Assemblea nazionale de ‘La Spesa in Campagna’, l’associazione per la vendita diretta di Cia-Agricoltori Italiani, dal titolo “Api, agricoltura e cambiamenti climatici. Come cambia la spesa delle famiglie italiane”.
Una delle conseguenze peggiori del riscaldamento globale è proprio la diminuzione drastica del numero di api. “Se non si interviene subito e in maniera integrata, presto le varietà di miele, così come ortaggi e frutta, saranno sempre più scarsi, o non disponibili, in primis nei mercati contadini dove gli agricoltori portano ogni giorno tipicità e biodiversità -ha spiegato il presidente nazionale de ‘La Spesa in Campagna’, Matteo Antonelli-. Bisognerà comprare a prezzi più alti per avere prodotti di qualità e stare sempre più attenti alla provenienza”.
Ecco perché, ancora di più oggi, all’apicoltura deve essere riconosciuta la funzione fondamentale di base del sistema agricolo, considerato che dal servizio di impollinazione di questi insetti provengono 90 delle 115 principali coltivazioni mondiali. Non solo miele, insomma: dal lavoro delle api dipendono prodotti come mele, pere, ciliegie, albicocche, meloni, pomodori, zucchine, carote, cipolle, ma anche foraggi per gli allevamenti.
Un ruolo insostituibile, insomma, ma minacciato dai cambiamenti climatici. Per tutti questi motivi, solo nel 2019 la produzione nazionale di miele di acacia e agrumi ha fatto registrare una contrazione del 41%, con una perdita in termini economici di circa 73 milioni di euro. E questo nonostante gli oltre 50.000 apicoltori italiani che curano 1,1 milione di alveari sparsi nelle campagne italiane hanno concentrato i loro sforzi per salvare le api, attraverso la nutrizione artificiale con sciroppo di zucchero e canditi proteici.
“E’ fondamentale promuovere misure che favoriscano e tutelino lo sviluppo dell’apicoltura – ha detto il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino -. Alle istituzioni chiediamo di intervenire sul sistema fiscale, prevedendo un’aliquota Iva agricola anche per servizi di impollinazione, pappa reale e polline; di introdurre adeguate misure di sostegno assicurativo contro le calamità naturali; di valorizzare l’apicoltura attraverso incentivi per i produttori agricoli da inquadrare nell’ambito dei Psr”.
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