Paolo Pirani, segretario generale Uiltec
Pubblicato il: 11/12/2019 15:31
“Il New Green Deal che viene presentato oggi dalla Commissione europea può essere una grande opportunità per l’economia nel senso di una trasformazione delle nostre attività industriali, orientandole verso un’economia circolare per una transizione energetica sostenibile. Non confondiamo, però, la New Green Deal con una ‘New Green Tax’, vale a dire: non si può procedere su obiettivi così vasti e importanti con tasse messe qua e là, a caso, che deprimono l’economia”. Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, categoria della Uil che rappresenta i lavoratori dell’industria tessile, dell’energia e della chimica, interviene così, con Adnkronos/Labitalia, sul grande piano decennale di investimenti per ridurre le emissioni di CO2 lanciato dalla presidente della Commissione europea, Ursula Van Der Leyen.
Quella di Pirani non è solo una critica alla plastic-tax, ma, spiega, “si tratta di capire che, se puntiamo ad aumentare i consumi elettrici, dobbiamo anche porci anche il problema di come produrre questa energia elettrica o, altrimenti, potremmo rischiare di dover stoppare il flusso verso le industrie energivore o di dover comprare energia elettrica da altri Stati, come la Francia”.
La decarbonizzazione e dunque la chiusura delle centrali a carbone, che secondo il Piano integrato per l’energia e l’ambiente dovrebbe avvenire entro il 2025, sottolinea il leader della Uiltec, “va bene, ma dobbiamo sapere quali fonti di energia alternative usiamo”. “Le rinnovabili come il solare o l’eolico sono discontinue – avverte – e non garantiscono una produzione costante. E nel nostro Paese ci sono ancora centrali a carbone che servono vaste zone anche industriali: Civitavecchia, Brindisi, La Spezia, in Sardegna addirittura due, Fiumesanto e Portoscuso”.
“Noi pensiamo -aggiunge Pirani- che una valida alternativa utile in questa transizione energetica sia l’uso del gas naturale, ma ci sono variabili geopolitiche internazionali e comunque anche di scelte politiche nazionali. Siamo infatti rimasti stupiti che il premier Conte nella sua ultima visita in Sardegna abbia detto che non c’era bisogno di fare la cosiddetta ‘dorsale’, vale a dire un gasdotto che attraversi la regione, e che invece si pensi all’intervento di Terna attraverso una conduttura elettrica, come è stato fatto col Montenegro”.
“Ma per fare un’infrastruttura del genere in Italia ci vuole molto tempo, basti pensare -rimarca Pirani- ai tempi necessari per tutte le autorizzazioni. E allora quello che noi sollecitiamo è una cabina di regia, con le parti sociali e il governo, e che conti davvero, e un progetto reale di transizione energetica“. Due step fondamentali, dice Pirani, perché, “oltre al fatto che siamo già in ritardo e che ci dobbiamo muovere subito, occorre stabilire con chiarezza gli investimenti, come velocizzare le autorizzazioni e, soprattutto, come agire con ordine e con interventi che siano in sincronia”.
E a proposito di New Deal, quello ‘originale’, Pirani ricorda: “Il primo atto che fece Roosevelt nell’avviare il piano fu il Mississippi Valley Act, per la costruzione delle dighe che avrebbero alimentato le centrali idroelettriche. Bisogna partire con un piano preciso: abbiamo le capacità. le idee, le tecnologie e se non ci perdiamo in comitati per il ‘sì’ o per il ‘no’, le cose le facciamo bene”.
E riguardo all premio conferitogli dall’Associazione Santa Barbara nel mondo, Pirani osserva: “Sono onorato di aver ricevuto un premio dato come omaggio a Enrico Mattei, un esempio importante di quello che è stata l’Italia”. “Da Gela la gente andava via perché non c’era lavoro e Mattei andava a dire alle donne: ‘Fate tornare i vostri mariti, fate tornare i vostri figli perché qui ci sarà tanto lavoro’. E lo diceva mentre costruiva il polo petrolchimico, portando l’industria. Un esempio, soprattutto oggi che il nostro Paese rischia un salto all’indietro nell’industria”, conclude Pirani.
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