(ANSA) – CAGLIARI, 16 DIC – Un documento per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del disagio giovanile nella città metropolitana di Cagliari. Si chiama “Carta di piazza Yenne”. È un tentativo – la proposta parte dai Lions di Cagliari – di arginare un fenomeno spesso sommerso. Ma che, quando emerge, dipinge un quadro di sopraffazioni fisiche e psicologiche. Con social e smartphone che espandono in fretta e capillarmente la presa in giro o il sopruso. Tra i promotori Luca Pisano, psicologo e psicoterapeuta, direttore dell’Osservatorio Cybercrime Sardegna. Presenti all’illustrazione della Carta, tra gli altri, anche il sindaco Paolo Truzzu e il prefetto Bruno Corda. Tra il pubblico anche i ragazzi di alcune scuole cagliaritane.
“La Carta – ha detto Pisano – nasce per tutelare i minori.
Per farli crescere armoniosamente. Le trasgressioni giovanili sono in continuo aumento. Quello che preoccupa è la normalizzazione della devianza. Molti ritengono normale fare colletta per acquistare droghe e consumarle”. Dai dodici anni si segnala anche un forte consumo di vodka. “Ma preoccupano anche le risse, spesso anticipate da scontri sul web e che consentono di attirare il pubblico al confronto. C’è anche il problema della misoginia. E c’è anche quello delle ragazzine che sui social si presentano in abbigliamento intimo”.
Tra le proposte di intervento la nomina di una sorta di “sindaco” antibullismo, un rappresentante dei giovani eletto dalla consulta degli studenti. E poi l’istituzione nelle scuole secondarie di comitati digitali scolastici, piccoli osservatori costituiti da docenti, genitori e studenti. C’è un programma anche per gli interventi sul territorio. Con giovani che si prendono cura dei giovani. Coinvolgendo ad esempio ragazzine “Vip”, influencer e rapper-trapper perché si diffondano, attraverso loro, messaggi positivi sul web e social. Non solo, la Carta prevede il coinvolgimento degli organizzatori di serate in discoteca. “Utile” anche avviare azioni di marketing sociale con la diffusione di messaggi educativi su diversi temi. Poi percorsi di sensibilizzazione rivolti ai genitori degli alummi delle scuole primarie “perché non diano lo smartphone ai bambini”.(ANSA).