Il nostro contributo quotidiano negli stili di vita a favore della tutela dell’ambiente può fare la differenza, soprattutto a Natale, il periodo dell’anno ‘simbolo’ del consumo di risorse.
Anche il cenone è un rito che può diventare sostenibile e buono non solo per amici e parenti ma anche per l’ambiente se sappiamo scegliere gli ingredienti giusti, che rispettino le tradizioni e con prodotti tipici.
Nella nostra tavola natalizia innanzitutto bisogna far attenzione a tutti i prodotti vietati per legge, come ad esempio i datteri di mare, la cui pesca in Italia è vietata dal 1988. Altri prodotti sarebbe giusto evitarli, fra questi il patè de foi gras (il patè di fegato d’oca) la cui produzione comporta enormi sofferenze per gli animali, ma anche aragoste, astici e granchi che vengono cucinati con metodi che causano loro grandi sofferenze. Per la nostra salute e per quella del Pianeta, cerchiamo poi nei giorni di festa di ridurre i consumi di carne, soprattutto quella bovina (un hamburger da 150 grammi ‘costa’ come impronta idrica 2.400 litri usati per smafare e dissetare un manzo). Se scegliamo i prodotti ittici ricordiamoci sempre che i nostri mari sono già sottoposti a un grande sforzo di pesca da decenni ma che è possibile adottare semplici criteri di scelta per non aggravare questo impatto sulla loro salute.
Nella scelta del pesce da mettere in tavola concentriamoci sul fresco proveniente da pesca locale e artigianale a “miglio zero”. Anche il rispetto della stagionalità delle specie è una regola che possiamo applicare facilmente, basta farci aiutare dai consigli del nostro pescivendolo di fiducia.
“Il WWF lavora da anni per ridurre gli impatti negativi delle attività di pesca su clima, specie, ambiente e persone ed è sempre più fondamentale che noi consumatori facciamo le scelte giuste per garantire un futuro ai nostri mari- spiega Eva Alessi, responsabile consumi sostenibili e risorse naturali di WWF Italia –. “Basta pensare che il Mediterraneo è il mare più pescato al mondo: qui circa l’80% degli stock ittici monitorati è sovrapescato”. In generale comunque possiamo fare attenzione a non scegliere specie sovrasfruttate. Il WWF ne indica alcune: prima tra tutte proprio l’anguilla, oggi classificata come ‘in pericolo critico’ nella Lista Rossa IUCN, il gradino immediatamente precedente l’estinzione. Insieme a lei lo smeriglio, la verdesca e il palombo (tutte specie di squali che necessitano di protezione perché minacciati dall’impatto della pesca eccessiva), il pescespada, il nasello, la cernia, le alici (ebbene sì anche loro sono al collasso) e la rana pescatrice.
Al loro posto è importante saper valorizzare le specie locali meno conosciute e quindi poco richieste come il sugarello, il tonnetto alletterato, il tombarello, la lampuga, la ricciola e la triglia di scoglio. Vanno bene anche molluschi come vongole, cozze e ostriche; tra i crostacei il gambero bianco (se proveniente dal Mediterraneo occidentale e dall’Adriatico) e la pannocchia. Infine, se proprio non vogliamo rinunciare ai classici del Natale, scegliamo quelli che non risultano già sfruttati in eccesso come il salmone selvaggio di provenienza Usa, Alaska e Canada (area Fao 67) e il baccalà (Gadus morhua) proveniente dall’Atlantico del Nord/est (area Fao 27). Per verificare la sostenibilità delle specie secondo la loro provenienza si possono consultare i consigli di WWF nella seafood guide pescesostenibile.wwf.it.
Ma il regalo migliore che potremmo fare al pianeta è senz’altro una cena vegetariana con ingredienti locali e di stagione, possibilmente da agricoltura biologica. Scelta saggia anche per ridurre le emissioni di CO2, poiché mangiando prodotti delle nostre terre, evitiamo di consumare prodotti esotici che provengono da troppo lontano. Nella tradizione italiana esistono piatti vegetariani in grado di soddisfare anche i palati più esigenti e dicembre ci offre un’enorme varietà di verdure. Possiamo indicarne almeno 27: bieta, broccoli e broccoli romaneschi, carciofi, cardi, carote, cavolfiori, cavolo cappuccio, cavolo verza, cicoria, cime di rapa, finocchi, funghi, indivia, lattuga, porri, radicchio, rape, ravanelli, sedano, sedano rapa, spinaci, tartufo bianco e nero, topinambur, valerianella, zucche! Tutte perfette per le ricette tipiche delle tradizioni natalizie: il cavolfiore per l’insalata di rinforzo campana, la zucca per i tortelli e i carciofi rigorosamente alla romana o fritti alla giudìa. Dicembre è anche il mese degli agrumi: arance, clementine e mandarini ci fanno fare il pieno di vitamina C, preparano il nostro corpo al freddo e aiutano a contrastare i malanni di stagione. Anche i cachi raggiungono la massima maturazione e dolcezza. E ancora: bergamotto, castagne, kiwi, limoni, melagrana, melone d’inverno, mele, pere, pompelmi, uva e l’immancabile frutta in guscio.
Last but not least, facciamo attenzione a evitare gli sprechi. “Ogni anno, vista l’abbondanza che caratterizza le feste, i rifiuti aumentano del 30%- aggiunge Eva Alessi-. Essendo il 2019 l’anno del plastic free e della sostenibilità ambientale, anche il Natale segue questo filone. Riduciamo quindi gli sprechi a tavola: stiamo attenti a conservare bene quello che acquistiamo e a non buttare quello che avanza”. Evitiamo le stoviglie in plastica usa e getta, se abbiamo davvero tanti ospiti optiamo per quelle in bioplastica, carta o bambù che possono essere smaltite (anche sporche) con gli scarti alimentari. Per gli addobbi natalizi esistono materiali riciclati, ecosostenibili e addirittura decorazioni commestibili realizzate con frutta e verdura di stagione in pieno stile natural-chic, come le ghirlande create con foglie secche, ghiande e rametti dai colori autunnali per il centrotavola, o pigne naturali e tappi di sughero usati come segnaposto.