Sia chiaro: qui nessuno si augura un uragano per fare profitti. Però Apple non nasconde che “eventi meteorologici estremi potrebbe favorire la domanda di iPhone“: “Il cambiamento climatico ha già influenzato il nostro business” e lo farà in futuro, nel bene e nel male. In un rapporto di Cdp, no profit britannica che spinge le società a una maggiore trasparenza in tema di ambiente, Cupertino ha spiegato nel dettaglio quali sono e potrebbero essere gli effetti di alluvioni, regolamentazioni energetiche e reputazione di azienda verde.
Perché i disastri avvantaggiano gli iPhone
Apple ha elencato i possibili vantaggi in caso di “gravi eventi meteorologici”. Se diventano più frequenti, “i consumatori potrebbero apprezzare la disponibilità di dispositivi mobili affidabili per l’utilizzo in situazioni in cui il trasporto, l’energia e altri servizi possono essere temporaneamente interrotti”. Gli smartphone, in particolare, “possono costituire la rete di comunicazione principale in situazioni di emergenza. Possono essere usati come torcia, radio o sirena, fornire istruzioni di primo soccorso ed essere utilizzati per molti giorni grazie alla possibilità di ricarica in auto”.
Tradotto: visto che ci saranno sempre più uragani e inondazioni, gli utenti apprezzeranno sempre di più dispositivi “affidabili e attenti alla sicurezza personale”. Apple “è impegnata a fornire il maggior numero possibile di funzionalità” per far sì che iPhone ed Apple Watch intercettino questi nuovi bisogni. “Potrebbero determinare – afferma la Mela – una maggiore fedeltà e un incremento della domanda dei nostri prodotti”. Ne guadagnerebbe il bilancio ma anche il marchio: “Potremmo ottenere aumenti del valore del brand fino allo 0,5%, pari a 920 milioni di dollari”.
2,3 miliardi di motivi per essere verdi
Gli Stati, spiega Apple, potrebbero attuare nuove norme volte a ridurre il consumo energetico dei dispositivi elettronici, fino ad arrivare a una “etichettatura sulla loro efficienza per meglio informare gli utenti”. Cupertino si sta già preparando all’eventualità e afferma di essere “ben posizionata”. Tanto che norme di questo tipo potrebbero essere “un beneficio”, “almeno nel breve periodo”.
Tra nuove funzionalità, capacità di aderire alle norme e reputazione, Apple potrebbe conquistare gli utenti che si dimostrano più sensibili al tema dei cambiamenti climatici. Sarebbe “un piccolo vantaggio competitivo”, che potrebbe “probabilmente” tradursi in un aumento dell’1% nelle vendite. Tradotto in dollari: 2,3 miliardi di fatturato in più, a fronte di costi in ricerca e sviluppo da 1,1 miliardi per le soluzioni energetiche e di 116 milioni per quelle legate alla sicurezza personale.
Impianti a prova di uragano
I cambiamenti climatici, quindi, stanno già orientando le scelte di Apple. Perché possono rappresentare un’opportunità ma anche un rischio che il gruppo sta cercando di gestire. La società ha spiegato che “eventi climatici estremi hanno il potenziale di interrompere le operazioni”. Uragani e alluvioni possono bloccare le fabbriche e gli impianti che custodiscono i server, costringere i negozi alla chiusura o impattare sul lavoro dei dipendenti. Ad esempio, “l’uragano Harvey ha richiesto il trasferimento di lavoratori Apple le cui case sono state danneggiate”. Risultato: ritardi (per ora ipotetici) nelle consegne e intoppi nei servizi.
“Sebbene questi eventi non abbiano sostanzialmente influenzato finanziariamente Apple – si legge nel rapporto di Cdp – si tratta di rischi che vengono regolarmente valutati”. Sono “rischi a medio termine”, che però si sono già affacciati nel presente. Anche brevi interruzioni, spiega Cupertino, potrebbero ad esempio ridurre i ricavi da servizi dell’1%. Cioè costare 300 milioni di dollari l’anno (la cifra è calcolata in base al bilancio 2017 ed è quindi destinata a salire, visto che i servizi incassano sempre di più).
Per evitare che accada, Apple collabora con più fornitori, in modo che il blocco di una sola fabbrica non provochi lo stallo dell’intero gruppo. E ha messo in piedi soluzioni di “backup e ridondanza” per far sì che i servizi non dipendano da un singolo data center. Sono precauzione che mettono al riparo da costi salatissimi con spese contenute: la gestione di questo tipo di rischi è stimata in 2,68 milioni di dollari.
Il clima in bolletta
Il nuovo campus di Cupertino è alimentato al 100% da fonti rinnovabili. È una scelta, spiega la società “legata ai valori in cui crede Apple”. Ma non solo: è un modo per ammortizzare i rischi climatici. Mette infatti al riparo da normative che potrebbero penalizzare il carbone, con un impatto sui costi dell’elettricità. Nel 2017 Cupertino ha pagato una bolletta da 26,8 miliardi. “Un ipotetico aumento del 10% dei prezzi dell’elettricità potrebbe provocare un esborso di altri 13,4 milioni l’anno”.
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