Giambattista Piranesi, Mausoleo di Santa Costanza. Acquaforte, cm. 41,5 x 56,4
Dopo Albrecht Dürer le sale restaurate di Palazzo Sturm accolgono un altro tra i giganti dell’incisione mondiale: Giambattista Piranesi.
La mostra a cura di Chiara Casarin, direttore artistico dei Musei Civici di Bassano del Grappa, e Pierluigi Panza propone, per la prima volta nella storia dei musei cittadini, i capolavori grafici di Giambattista Piranesi (1720-1778) patrimonio delle raccolte museali bassanesi. Un corpus che comprende 15 incisioni sciolte e molte altre racchiuse in 11 volumi ai quali si aggiungono le 16 preziose tavole delle Carceri d’invenzione provenienti dalle collezioni dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
La città di Bassano del Grappa ha scelto di omaggiare il grande genio di Piranesi anche in occasione del terzo centenario della sua nascita (4 ottobre 1720). Il patrimonio grafico dell’artista di origini venete viene esposto nel quarto e quinto piano di Palazzo Sturm, spazi destinati alle esposizioni temporanee, inaugurati dopo l’ultima campagna di restauro, con la mostra Albrecht Dürer. La collezione Remondini. L’esposizione, che ha accolto un gran successo di pubblico, ha suggerito di proseguire il filone dedicato all’arte incisoria, esponendo all’interno di teche in acciaio e vetro quelle opere che per motivi conservativi non sono tradizionalmente esposte al pubblico. L’allestimento mantiene le cinquantasei teche progettate dallo studio APML architetti, strutture pensate per preservare al massimo le condizioni ottimali di conservazione delle opere sia da un punto di vista microclimatico che luministico.
Disegnatore, incisore, quasi architetto e antiquario, Giambattista Piranesi è considerato l’ultimo grande esponente dell’incisione veneta del Settecento. La sua attività ha influenzato non solo architetti, ma anche scenografi e pittori oltre che lasciare un forte impatto anche sulla fantasia letteraria. Veneto di nascita ma romano d’adozione, Piranesi si presenta con una fisionomia artistica assai complessa, che lo colloca a cavallo tra rococò e neoclassicismo.
Giunto a Roma appena ventenne, decide di trasferirvisi definitivamente a partire dal 1747, iniziando la produzione delle celebri Vedute di Roma: raccolte di tavole raffiguranti ruderi classici e monumenti antichi, tra cui quelle presenti nelle collezioni di Bassano del Grappa.
Architetto di limitato successo — l’unico edificio costruito su suo progetto fu la chiesa di Santa Maria del Priorato a Roma — Piranesi diede vita nelle sue incisioni ad architetture che stupirono il mondo, magnificamente oniriche ma al contempo potentemente concrete e per questo destinate a colpire la fantasia di molti. Di lui parlarono con ammirazione sconfinata non solo esperti d’arte e di architettura ma anche poeti e scrittori. Da Victor Hugo, a Charles Baudelaire, Aldous Huxley, Henri Focillon sino a Marguerite Yourcenar che volle dedicargli una biografia dove, a proposito delle Carceri d’invenzione — l’opera forse più famosa di Piranesi — scrive trattarsi di «una delle opere più segrete che ci abbia lasciato in eredità un uomo del XVIII secolo».
Un’eredità fatta propria da artisti come Escher o dai Surrealisti ma anche da uomini del cinema come Peter Greenaway.
Per la prima volta nella loro storia i Musei Civici di Bassano del Grappa espongono al pubblico il corpus di incisioni piranesiane presenti nelle collezioni permanenti. Un corpus che comprende alcune delle più celebri Vedute di Roma: tavole raffiguranti ruderi classici e monumenti antichi realizzate dall’artista nell’intero arco della sua vita. A queste
si aggiungono i quattro tomi delle Antichità Romane, preziosi volumi che costituiscono il fulcro della visione archeologica di Piranesi.
Fondamentali per l’intera opera piranesiana e, allo stesso tempo, punto di partenza per le opere successive di argomento analogo e complementare, queste tavole forniscono un quadro unitario organico della città di Roma attraverso l’individuazione dei monumenti, delle zone e degli spazi, della cinta muraria, della rete degli acquedotti e delle porte urbane. Nelle sue acqueforti la decadenza di Roma viene esaltata nella sua terribile bellezza con una carica visionaria che ha
saputo esercitare un importantissimo riferimento artistico per la cultura contemporanea.
La mostra gode dell’importante collaborazione della Fondazione Giorgio Cini di Venezia e si arricchisce con le 16 tavole tratte dalla celebre serie delle Carceri d’invenzione. Pubblicata una prima volta nel 1745, l’opera completa viene data alle stampe nel 1761, diffusa con il titolo Carceri d’invenzione di G. Battista Piranesi archit. vene.
Per la loro straordinaria libertà di immaginazione e per la capacità di trasferire nel segno grafico una sensibilità pittorica, le incisioni rivelano l’influenza dei Capricci di Giambattista Tiepolo, incontrato da Piranesi nel 1740, poco prima della sua partenza per Roma. Assieme alle Vedute, le Carceri costituiscono l’opera più famosa della produzione piranesiana e testimoniano la grande abilità nell’uso della tecnica incisoria da parte dell’artista.
Il comitato scientifico della mostra, che coincide con gli autori dei testi in catalogo, annovera importanti nomi nel panorama degli studiosi piranesiani: Pierluigi Panza, Manlio Brusatin, Enzo di Martino e Luca Massimo Barbero.
Giambattista Piranesi. Visioni di un architetto senza tempo si completa con il film che il team di Factum Arte ha realizzato in occasione della mostra Le arti di Piranesi. Architetto, incisore, antiquario, vedutista, designer, organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini nel 2010. Il video di animazione, diretto e prodotto da Grégoire Dupond, ricostruisce tridimensionalmente ogni ambiente delle 16 tavole delle Carceri, dando allo spettatore la sensazione di poter camminare all’interno di questi spazi contraddittori e visionari.