Non è un caso se i rivali del secolo, e di sempre del tennis, Roger Federer e Rafa Nadal, hanno monopolizzato dal 2004 lo Stefan Edberg Sportmanships Award, il premio intitolato dall’Atp al giocatore più sportivo, cioè con più fair play dell’anno. Caratteristiche sempre più rare nelle quali si identificava “il ballerino del net”, il tennista svedese, protagonista degli anni 80-90. Lo svizzero se l’è aggiudicato tredici volte, lo spagnolo tre, le ultime due consecutive dopo il primo riconoscimento del 2010.
Perché gli stessi colleghi gli hanno riconosciuto il record di professionismo ed integrità dentro e fuori il campo di gioco. Con un giudizio e un plauso che vanno al di là dei risultati concreti nelle partite e nei tornei, risultati evidenti in base ai quali vengono assegnati gli altri premi stagionali. Mentre il premio alla sportività non si basa su valori assoluti, ma morali, e perciò decisamente opinabili. E quindi ancor più apprezzabili. Soprattutto in un mondo che bada sempre più al sodo, esaltando l’io e il fine che giustifica i mezzi.
Ma sia Federer che Nadal, due dei più grandi personaggi di sempre dello sport, che pure si sono espressi ai massimi livelli agonistici, esaltandosi anche nel lavoro e nei sacrifici, sono i più grandi anche come numeri 1 di comportamento, nel tennis. Garantendosi il diritto a rimanere nella storia come simboli dei valori migliori dello sport e della natura umana.
Infatti, entrambe, nell’indicare i segreti del loro successo hanno sempre insistito sulla passione, e quindi sulla indispensabile capacità di divertirsi e di trovar piacere continuamente nella propria attività cioè nel duro lavoro che bisogna compiere continuamente dietro le quinte -, e sull’amore, sull’umanità che bisogna mantenere sempre. Sulla forte percezione che, comunque sia, anche nell’agone, bisogna ricordarsi di essere uomini e comportarsi da tali.
Rispettando l’avversario, se stessi, il pubblico, il proprio sport, le tradizioni, l’esempio che si diventa, quando ci si esprime spesso in mondovisione, davanti a milioni di persone. Spessissimo giovanissimi per i quali queste star dello sport rappresentano simboli importantissimi.
Proprio in quest’ottica non sorprendono le parole con cui Rafa Nadal ha commentato l’ultimo “Stefan Edberg Sportsmanship Award” che gli è stato consegnato sul campo, a Perth, durante la nuovo ATP Cup: “Significa molto. Ovviamente, vincere partite e titoli è importante ma, come ho ripetuto per tutta la carriera quando i media mi chiedono come voglio essere ricordato, io rispondo che vorrei mi si rammentasse come una brava persona, più che come un bravo tennista. Ho lavorato tutta la vita per raggiungere un buon autocontrollo, con la giusta attitudine in ogni singolo punto, la capacità di lottare fino alla fine e il rispetto verso ogni singolo avversario. Ringrazio tantissimo tutti i colleghi che mi hanno votato”.
Dietro di lui, in questa prestigiosa classifica, il solito Roger Federer, Diego Schwartzman e Dominic Thiem. Non ci sono rappresentanti della NextGen che speriamo di ritrovare alla fine di questa stagione, quando avranno cominciato a trovare il giusto equilibrio anche fra i terribili impostori dello sport e della vita, Trionfo e Disastro. Come gli suggerirebbe l’indimenticabile Kipling.