Come già nel 2014 (quando fu bocciato il Porcellum) e nel 2017 (quando fu bocciato l’Italicum), i giudici costituzionali si troveranno di nuovo al crocevia della politica italiana
di Andrea Gagliardi e Andrea Marini
Stop a legge taglio parlamentari, raccolte firme per referendum
2′ di lettura
Non è la prima volta che la Consulta è chiamata a esprimersi sulla legge elettorale. Mercoledì la Corte costituzionale dovrà decidere sull’ammissibilità del quesito della Lega che va nella direzione di un maggioritario secco basato interamente sui collegi uninominali come in Gran Bretagna. In pratica si propone di eliminare dalla legge elettorale attuale (il cosiddetto Rosatellum) la parte proporzionale.
Porcellum bocciato per il premio senza soglia
Come già nel 2014 (quando fu bocciato il Porcellum) e nel 2017 (quando fu bocciato l’Italicum), i giudici costituzionali si troveranno di nuovo al crocevia della politica italiana. La legge Calderoli, soprannominata “Porcellum”, approvata a fine 2005 dal centrodestra in sostituzione del Mattarellum (sistema maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi parlamentari) prevedeva il ritorno al proporzionale, ma per la coalizione che prende più voti c’era il premio di maggioranza che consentiva di arrivare al 54% dei seggi. Senatori e deputati erano eletti in lunghe liste bloccate. Il 4 dicembre 2013 il Porcellum venne dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale in riferimento al premio di maggioranza assegnato alla coalizione più votata senza una soglia minima da raggiungere affinché il premio scattasse, nonché all’impossibilità per l’elettore di fornire una preferenza.
La parziale illegittimità dell’Italicum
L’Italicum è la legge elettorale del 2015 approvata con un voto di fiducia che spaccò il Partito Democratico. Venne battezzata Italicum da Matteo Renzi, suo principale promotore, all’epoca segretario del Pd e non ancora presidente del Consiglio.Introduceva il ballottaggio tra le due liste più votate (se nessuna raggiungeva il 40%), con la vincente che otteneva il 54% dei seggi. Nei collegi plurinominali i capilista erano bloccati. Ma è un Italicum molto diverso quello che è uscito dalla sentenza della Consulta nel 2017, che lo ha dichiarato in parte costituzionalmente illegittimo. Venne soprattutto sancito il no al ballottaggio perché, per come era congeniato nell’Italicum, «determinava una lesione della rappresentatività degli elettori». Via libera invece ai capilista bloccati riconoscendo su questo piano il ruolo dei partiti e al premio di maggioranza, considerato ragionevole per la lista che raggiunge il 40% dei voti.
Per approfondire
● Verso la pronuncia della Consulta, cosa chiede il referendum leghista sulla legge elettorale
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https://www.ilsole24ore.com/art/legge-elettorale-porcellum-all-italicum-tutte-volte-che-e-intervenuta-consulta-ACkRwtBB