Una seconda fascia di 2,4 milioni di lavoratori avrà accesso agli 80 euro. Per un terzo gruppo di 900mila persone detrazione decrescente che si azzera a 40mila euro di reddito
di Gianni Trovati e Claudio Tucci
La pensione prima fonte di reddito per 7,4 milioni di famiglie
3′ di lettura
Il taglio al cuneo fiscale a cui sta lavorando il governo in vista del decreto attuativo di gennaio divide in tre famiglie la platea da oltre 14 milioni a cui si rivolge. Il gruppo più grande, da circa 11,7 milioni di contribuenti, è quello che riceverà il bonus Renzi rafforzato, con l’aumento a 100 euro al mese degli attuali 80. La cifra da 80 euro riguarderà invece un secondo gruppo, da 2,4 milioni di contribuenti, che oggi non hanno diritto al bonus Renzi. C’è poi una terza fascia, quella con i redditi più alti all’interno dei lavoratori dipendenti interessati dal taglio al cuneo, che conta circa 900mila persone e che riceverà un beneficio decrescente all’aumentare del reddito.
Le elaborazioni del Mef
I numeri emergono dall’incrocio fra le ipotesi tecniche elaborate in questi giorni al ministero dell’Economia e la geografia dei redditi italiani fotografata dalle statistiche fiscali delle Finanze. Perché il taglio in tre mosse funzionerebbe così: il gruppo più numeroso, destinatario del taglio pieno da 1.200 euro all’anno, è quello che dichiara redditi annuali compresi fra 8.200 e 28mila euro. Fino a 26.600 euro questi lavoratori (9,4 milioni in tutto) già ricevono il bonus Renzi, da 80 euro e con un décalage fra quota 24mila e 26.600 euro. In pratica, quindi, la nuova norma porterebbe 100 euro “nuovi” in busta paga al mese ai circa 2 milioni di dipendenti che guadagnano fra 26.600 e 28mila euro.
Fra 28mila e 35mila euro la riduzione delle tasse in busta paga varrà 960 euro all’anno, cioè 80 euro per ciascuna delle 12 mensilità. Si tratta di 80 euro tutti nuovi, perché a quei livelli di reddito l’attuale bonus non arriva.
Obiettivo: redditi tra 35 e 40mila euro
Ma la mossa finanziata dai tre miliardi messi a disposizione dall’ultima legge di bilancio punta più in alto. Cioè a una fascia di lavoratori a reddito medio, fra 35mila e 40mila euro. Lì funzionerà un meccanismo progressivo, ancora da definire nei dettagli, che farà scendere l’agevolazione insieme al crescere del reddito.
Attenzione, però. Perché l’architettura è più complessa, e cambia la scansione delle fasce di reddito quando si guarda ai meccanismi di applicazione e non alle somme in arrivo. Perché da 8.200 a 20mila euro di reddito rimarrebbe in campo il meccanismo attuale del bonus Renzi, in forma maggiorata. Da 20mila in su, invece, si passerebbe alla detrazione fiscale, sotto forma di rafforzamento degli sconti che oggi il Fisco riserva ai lavoratori dipendenti.
Questa architettura serve al governo per raggiungere più obiettivi in contemporanea. Un taglio fiscale esteso, da spendere politicamente anche in vista del cantiere della riforma Irpef in via di apertura, e la salvaguardia di una serie di meccanismi fiscali che eviti troppi problemi nel passaggio da un regime all’altro.
In ogni caso nella maggioranza non si registrano particolari mal di pancia, come dovrebbe confermare l’incontro in programma oggi tra il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri e il responsabile economico di Italia Viva, Luigi Marattin. Domani invece sarà il turno dei sindacati.