Le forze di estrema destra assenti dalla competizione. Tre liste si contendono i consensi dell’area della sinistra radicale
di Riccardo Ferrazza
Regionali in Emilia Romagna, come si vota e gli errori da evitare
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Nel 2014 Stefano Bonaccini venne eletto con quasi il 50% di consensi e staccò l’avversario del centrodestra, il leghista Alan Fabbri, di 20 punti. Le liste alla sinistra dell’esponente del Pd esistevano ma furono ininfluenti sul risultato. Cinque anni più tardi la situazione in Emilia-Romagna è cambiata: la Lega è cresciuta e nel testa a testa per le elezioni regionali di domenica tra Lucia Borgonzoni e il governatore uscente, la concorrenza di Potere al popolo, Partito comunista e soprattuto dell’Altra Emilia Romagna potrebbe stavolta portare via al centrosinistra consensi preziosi.
Destra del centrodestra
Un problema di concorrenza che non esiste a destra. Oltre la Lega di Matteo Salvini, infatti, non ci sono candidati. Come nel 2014 CasaPound non si presenterà alle regionali, anche se il movimento neo-fascista non è privo di consensi in una regione tradizionalmente rossa. Alle elezioni politiche del 2018, infatti, incassò 17.245 voti (pari allo 0,68% contro lo 0,95 a livello nazionale), ridotti a poco più di cinquemila (0,25%) alle elezioni europee dello scorso maggio. Per il rinnovo del Parlamento nazionale il cartello di estrema destra “Italia agli italiani” (Forza Nuova e Fiamma tricolore) raccolse 11.959 consensi (0,47%) e Forza Nuova da sola per le europee del 2018 ebbe 3.451 voti (0,15). Alle regionali di domenica (come cinque anni fa) non saranno presenti candidati e liste di quelle forze politiche.
Nel 2019 la casa editrice Altaforte Edizioni, vicina a CasaPound, pubblicò il libro «Io sono Matteo Salvini. Intervista allo specchio» della giornalista Chiara Giannini. A novembre dello scorso anno il leader della Lega disse che se Forza Nuova e CasaPound partecipano alle elezioni, «vuol dire che rispettano la legge e la Costituzione». E chiese : «Sono fuorilegge?».
Affollamento a sinistra
A sinistra del Partito democratico la situazione è diversa. Tralasciando l’impatto che le “sardine” potranno avere sulla competizione («forza di appoggio contro il populismo» nella definizione di Mattia Santori), oltre il centrosinistra ci sono tre candidati che, seppure con un seguito esiguo rispetto ai numeri delle principali forze che si contenderanno la regione, possono comunque produrre un effetto di disturbo su Bonaccini. Complessivamente potrebbero raccogliere consensi tra il 4 e il 6%.
Potere al popolo, che esordì alle politiche del 2018 a livello nazionale con 372.179 voti di cui quasi 30mila (1,16%) in Emilia Romagna, sarà in campo con un proprio esponente, Marta Collot, 26enne, musicista e lavoratrice precaria. È la seconda prova regionale per la lista di sinistra radicale dopo quella nel Lazio dello scorso anno (1,32%).
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