Il Pd e il nuovo bipolarismo all’orizzonte
A Largo del Nazareno si mettono subito in fila i pezzi e si guarda con ottimismo ai prossimi mesi, a partire dalle amministrative di giugno. Lo scarsissimo risultato conseguito dal candidato presidente del M5s in Emilia Romagna (ben sotto il 5%) è agli occhi del Pd la dimostrazione che non c’è spazio per la “terza via” indicata da Di Maio in questi mesi, e si guarda perciò con speranza agli stati generali di marzo: se dalla discussione congressuale dei pentastellati emergerà, come tutto oggi fa credere, una leadership favorevole alla collocazione nel campo europeista e riformista sarà possibile testare con qualche probabilità di successo l’alleanza tra Pd e M5s già nelle regioni chiamate al voto, a cominciare dalle “rosse” Toscana e Marche.
Quanto al Pd, il voto in Emilia Romagna – è la lettura che dà Zingaretti – dimostra che «dopo le europee il Pd torna a vincere anche alle regionali (e Salvini a perdere). E dopo due tornate, politiche ed europee, il Pd torna ad essere primo partito nella regione, così come è primo partito in Calabria nonostante la vittoria della candidata del centrodestra. È la chiusura del 4 marzo 2018, quando si parlava di bipolarismo Di Maio-Salvini. Ora uno si è dimesso e l’altro ha perso. A contrastare la destra sovranista c’è il Pd».
E il segretario del Pd – fanno notare i suoi – ci ha messo la faccia partecipando a oltre 100 iniziative in questa campagna elettorale fra Emilia Romagna e Calabria, e il Pd a differenza di altri (leggasi Italia Viva di Matteo Renzi) è l’unico partito del centrosinistra ad aver presentato il simbolo in queste regionali.
La soddisfazione dei vertici democratici va anche oltre. Queste elezioni rafforzano la leadership di Zingaretti a neanche un anno dalla vittoria alle primarie di partito, certo, ma rafforzano anche la sua linea politica: «Viste anche le dichiarazioni per un voto disgiunto nel mondo 5 Stelle, le elezioni in Emilia Romagna dimostrano che la linea di Zingaretti è quella giusta: lealtà al governo e al premier Giuseppe Conte, rapporto non conflittuale con il M5s, apertura ai mondi civici. E ora si va avanti».
La ridefinizione dell’agenda di governo
Ecco: si va avanti, ma bisogna vedere come. Sul fronte interno Zingaretti ha annunciato per tempo un congresso anticipato che dovrebbe sancire il nuovo quadro politico: si terrà probabilmente nella seconda metà dell’anno, dopo le amministrative di giugno, e a questo punto il segretario dovrebbe ricandidarsi senza preoccupazioni (anche se c’è chi guarda proprio al nuovo “eroe” del campo democratico, il governatore Bonaccini che vanta tra l’altro un 10% di elettori che hanno votato solo per lui e per nessuna lista, come a un possibile competitor di Zingaretti che potrebbe raccogliere il consenso degli ex renziani di Base riformista).
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