«Giri di valzer» ripresi dopo la nascita del Conte II. I Cinquestelle hanno perso finora 24 tra senatori e deputati. La multa (mai applicata) di 100mila euro per chi abbandona il movimento
di Riccardo Ferrazza
Di Maio: «Mi dimetto, ma non mollerò il Movimento: è la mia famiglia»
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C’è una “quota cento” che non ha nulla a che vedere con la previdenza. È il numero di parlamentari che dall’inizio della legislatura hanno cambiato il gruppo di appartenenza.
È un fenomeno che aveva raggiunto il primato nella scorsa legislatura con 566 cambi e 347 tra senatori e deputati coinvolti (in molti sono passati più volte da uno schieramento all’altro). Il Parlamento eletto nel marzo 2018 si era dimostrato più stabile ma il cambio di governo con il passaggio dal Conte I al Conte II ha impresso un’accelerazione. Come calcolato da Openpolis il 71% dei passaggi sono avvenuti dopo la nascita, avvanuta la scorsa estatem dell’esecutivo sostenuto da Pd e M5S.
Emorragia Cinque stelle
È soprattutto il movimento fondato da Beppe Grillo, retto da Vito Crimi dopo le dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico, ad alimentare il giro di valzer: da inizio legislatura i Cinque Stelle hanno perso 24 parlamentari, 14 deputati e 10 senatori. Un bilancio destinato ad aggravarsi viste le convulsioni che attraversano il movimento in vista degli stati generali di marzo.
Senza vincolo di mandato
Con i cambi di gruppo registrati da inizio anno si èpcosì arrivati al totale provvisorio di cento. Va ricordato che, in base all’articolo 67 della Costituzione «ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Quindi mutare il gruppo di appartenenza rientra tra le prerogative di deputati e senatori.
La multa
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