Pubblicato il: 07/02/2020 14:30
Scioglimenti dei ghiacciai, siccità, eventi meteorologici estremi: il clima è già cambiato. Rimediare alla crisi climatica è possibile ma la riconversione green dell’economia non sarà una passeggiata. Così Antonio Cianciullo, giornalista ed esperto di tematiche ambientali, nel libro ‘Un pianeta ad aria condizionata. Chi paga il conto del global warming?’, pubblicato da Aboca Edizioni, spiega come reagire e disinnescare la bomba ambientale.
“Le emissioni si mischiano in atmosfera e l’inquinamento prodotto in un punto lo pagano tutti. C’è bisogno di un riequilibrio ma il problema è che la transizione ha anche un costo: si perdono posti di lavoro e se ne guadagnano altri. E’ legittima, dunque, la preoccupazione di chi si sente minacciato dal cambiamento. Il punto è che ci vuole una capacità di governo che permetta di dare sicurezza e garanzie a chi è nel passaggio” spiega Cianciullo secondo cui “ci vuole una transizione che sia allo stesso tempo ecologica e solidale”; un’alleanza tra le ragioni sociali e le ragioni ambientali: “Senza questi due elementi perde l’ambiente ma anche la società”.
Il processo di riconversione green è in atto: “c’è un’economia diversa, meno avida di risorse che guarda più lontana e tiene conto di più interessi. Questa economia però ha bisogno di un tempo che per il momento è troppo lungo rispetto ai tempi del pianeta. Noi stiamo modificando l’atmosfera in una velocità impressionante e la crisi climatica ci incalza. Dobbiamo accelerare”.
Vantaggi ambientali sì, ma anche economici. “Gli economisti ci dicono che nuovi posti di lavoro verranno dai settori legati alla riconversione ambientale; l’economia circolare ad esempio, secondo tutti i tecnici della commissione europea, garantirà una crescita di Pil, si parla di un + 7% e centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Il futuro “è lì e non ci sono dubbi. Il punto è: lo riusciamo ad ‘acchiappare’ questo futuro buono?”
La capacità tecnologica di certo non manca e le aziende, chi più chi meno, stanno reagendo bene: “c’è anche chi ha cominciato a disinvestire nel carbone”. Dal punto di vista economico, quindi, “segnali positivi ci sono; quello che manca, al momento, è la capacità politica di tradurli in azioni”.
Eppure l’opinione pubblica si è schierata grazie anche alle nuove generazioni che sono le più minacciate dalla crisi climatica. Il punto però, conclude Cianciullo, “è che Stati chiave, molto importanti, sono nelle mani di una generazione che non solo non ha personalmente nulla da perdere ma è disposto a far perdere tutto agli altri”.
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