Presi nell’insieme, i numeri indicano che l’epidemia sta venendo letteralmente “soffocata dalle misure eccezionali che la Cina ha deciso di adottare”: dai 1.749 registrati martedì 18 febbraio, i nuovi casi si sono ridotti a 349, il minimo raggiunto nell’ultimo mese. Tuttavia, anche se “il rallentamento è sicuro non bisogna abbassare la guardia”, ha rilevato il fisico esperto di sistemi complessi Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston Vespignani, che sta studiando la diffusione del virus SarsCoV2 fin dall’esordio.
A incidere sui numeri sono anche i nuovi criteri di valutazione dei casi, modificati per la seconda volta come spesso accade nel corso di un’epidemia. Si è infatti deciso di classificare come casi sospetti soltanto quelli clinicamente compatibili, eliminando quelli risultati negativi al test per la ricerca del materiale genetico del virus. Al di là di questi cambiamenti la tendenza alla riduzione è comunque innegabile, come ha rilevato oggi anche il direttore generale dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Per Vespignani “c’è una forte evidenza che l’epidemia sia rallentata per effetto delle misure straordinarie. E’ un rallentamento – ha aggiunto – sicuramente dovuto alle misure straordinarie adottate in Cina, come le limitazioni alla mobilità, il telelavoro, la chiusura scuole: il contrasto dell’epidemia è stato perseguito in modo aggressivo, ma adesso è importante capire quanto a lungo potrà funzionare il contenimento”.
Tenere alta la guardia è importante anche fuori dalla Cina: “E’ lì che dobbiamo avere gli occhi aperti: non vogliamo che l’epidemia che sta regredendo in Cina possa avere un eventuale incremento in altri Paesi”, ha rilevato, soprattutto in quelli con sistemi sanitari più deboli. “E’ importante capire se i sistemi di sorveglianza stiano facendo un buon lavoro”.
Per avere la misura di quanto il calo attuale sia consolidato bisognerà attendere almeno due settimane. E’ infatti “ancora presto per trarre conclusioni: bisogna aspettare – ha concluso Vespignani – e vedere l’evoluzione dell’epidemia nelle altre province della Cina” e “che cosa succederà riaprendo la società”.