La tennista giapponese Naomi Osaka ha sconfitto oggi la giocatrice ceca Petra Kvitova nella finale di singolare femminile degli Australian Open. Per la campionessa giapponese, quarta finora nel ranking internazionale, si tratta della seconda vittoria di un torneo del Grande Slam, dopo la conquista degli US Open avvenuta nel 2018. Da lunedì, con 7030 punti, supererà al primo posto la rumena Simona Halep, saltando anche la tedesca Angelique Kerber e la danese Caroline Wozniacki e sarà seguita in seconda posizione proprio dalla sua avversaria Petra Kvitova, che supererà Halep con 6.290 contro i 5.582 della tennista rumena.
Il trasferimento in Usa e gli esordi
Osaka sarà la 26esima numero 1 della storia della Women’s Tennis Association (WTA) e la prima asiatica di sempre, nonché la prima giapponese, nonostante qualcuno possa anche non considerarla pienamente tale nel suo paese natale. Osaka appartiene infatti ai cosiddetti “hafu”, un termine giapponese usato per riferirsi ai figli di unioni tra cittadini del Sol Levante e stranieri. È nata il 16 ottobre 1997 a Chuo-ku da un padre haitiano, Leonard Francois, e una madre giapponese, Tamaki Osaka, originaria dell’isola di Hokkaido, conosciutisi quando suo padre era in visita sull’isola, durante i suoi studi universitari a New York. Sia Naomi che la sorella maggiore Mari, anche lei tennista, hanno assunto il cognome da nubile della madre.
Nel 2000, quando aveva tre anni, si trasferì con la famiglia a Long Island, a New York per vivere con i genitori del padre. Nel 2006 il trasferimento in Florida. A 15 anni, Naomi cominciò ad allenarsi con il coach di Boynton Beach, Patrick Tauma, presso l’ISP Academy. Nel 2014, Naomi si trasferì alla Harold Solomon Tennis Academy, per poi entrare nella ProWorld Tennis Academy. Nonostante sia Naomi che sua sorella siano cresciute entrambe negli Stati Uniti, Francois decise che le figlie avrebbero rappresentato il Giappone. “Abbiamo preso questa decisione già quando Naomi era in tenera età”; disse in un’intervista al Wall Street Journal. “È nata a Osaka e cresciuta in una famiglia di cultura giapponese e haitiana, semplicemente Naomi e sua sorella Mari si sono sempre sentite giapponesi”.
Naomi Osaka agli Australian Open del 2016
Il debutto da professionista e l’ascesa
Dopo aver saltato le competizioni juniores, Osaka ha debuttato nel tennis professionistico partecipando allo Stanford Classic 2014. All’epoca, la tennista aveva 16 anni ed era classificata al 406esimo posto nel ranking internazionale. Nello stesso anno, ha vinto una partita al Japan Women’s Open, l’unico altro torneo della WTA disputato dalla giocatrice nel 2014. Nonostante non abbia vinto nessun altro match della WTA nel 2015, Osaka ha continuato a scalare la classifica, riuscendo a partecipare agli ultimi due eventi del Grande Slam di quell’anno, il torneo di Wimbledon e gli US Open.
A ottobre vinse il torneo “Rising Stars Invitational” battendo la numero 35 a livello globale, Caroline Garcia, e raggiungendo a novembre la finale del WTA 125K Hua Hin Championships in Thailandia. Alla fine dell’anno era così classificata al 144esimo posto. Nel 2016 debuttò agli Australian Open, arrivando fino al terzo turno e battendo la numero 21 al mondo, Elina Svitolina, prima di essere eliminata dalla numero 16 Victoria Azarenka.
Quell’anno, Osaka vinse due partite ai Miami Open, compresa una gara contro Sara Errani, che allora occupava la 18esima posizione a livello globale. Riuscendo a classificarsi al Roland Garros, Osaka vinse le prime due partite del torneo, venendo poi eliminata dalla rumena Simona Halep, allora sesta nel ranking internazionale. Dopo un infortunio che la tenne fuori dal campo fino a luglio, Osaka tornò a gareggiare agli US Open ad agosto, raggiungendo anche in questo caso il terzo turno. Nel 2016 riuscì poi a partecipare al Pan Pacific Open dove all’età di 18 anni sconfisse la numero 20 a livello internazionale, Elina Svitolina, e la numero 12, Dominika Cibulkova. Fu la prima giapponese a raggiungere la finale del torneo dal 1995, ma venne sconfitta dalla danese Caroline Wozniacki. Entrò però per la prima volta nella top 50 del ranking WTA e a fine stagione fu nominata WTA Newcomer of the Year.
Kvitova si congratula con Osaka
Fuori dalle prime 50 due anni prima del trionfo
Nel 2017, registrò una leggera flessione, non riuscendo a restare tra le prime 50 tenniste al mondo della WTA. Il miglior risultato al Canadian Open, coi sedicesimi di finale. A Wimbledon del 2017 raggiunse il terzo turno, stesso risultato raggiunto agli US Open di quell’anno. La stagione si chiuse con una vittoria contro Venus Williams, allora salita in quinta posizione nel ranking WTA agli Hong Kong Open, l’ultimo torneo disputato dalla Osaka quell’anno. Nel 2018 nuovo allenatore, Sascha Bajin, e quarto turno agli Australian Open.
La svolta nella carriera agli Indian Wells, torneo vinto dopo aver sconfitto sia Karolina Plikova che la numero 1 al mondo, Simona Halep, trionfando poi in finale contro la giocatrice emergente Daria Kasatkina e diventando la più giovane vincitrice del torneo degli ultimi 10 anni. Col suo primo titolo in tasca, ha sconfitto il proprio modello Serena Williams, al primo turno del Miami Open 2018. Cinque mesi dopo, l’avrebbe sconfitta ancora nella finale degli US Open, vincendo il proprio primo titolo del Grande Slam.
Dal punto di vista personale, Osaka si definisce di “cultura giapponese” e “americana”. Fin da quando era una bambina, i nonni haitiani le parlavano solo in lingua creola perché non conoscevano l’inglese, lingua che ha appreso a scuola a New York, mentre sua madre le parlava in giapponese. Possiede la doppia cittadinanza americana e giapponese. Viene solitamente descritta come “timida” dai media internazionali, ma prima degli Australian Open 2019, Osaka ha confessato ai media australiani di avere dentro di sé una natura avventurosa.
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