È stata sconvocata la riunione del preconsiglio prevista lunedì con all’ordine del giorno della il Family act e la legge sull’Autonomia. A questo punto il Cdm sulle due misure, che era in programma oggi dovrebbe slittare
di Andrea Gagliardi
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L’emergenza coronavirus cambia l’agenda del governo. La priorità è il via libera della Camera entro la settimana e l’approvazione definitiva quella successiva al Senato del primo decreto per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Già giovedì a Palazzo Madama, però, il Governo (lo stesso Giuseppe Conte oppure più probabilmente il ministro della Salute Roberto Speranza) riferirà in Aula. E sempre nei prossimi giorni, entro venerdì, saranno varati in Consiglio dei ministri sia il Dpcm di attuazione del Dl sia un secondo provvedimento urgente per gli aiuti economici alle aree e ai comparti colpiti dall’epidemia.
Rinviato family act e ddl autonomia
L’incontro in programma mercoledì tra Conte e Renzi è stato congelato. «Quando l’emergenza passerà potremo tornare a discutere delle questioni politiche», è però l’avvertimento lanciato dal leader di Iv. Ed è stata sconvocata la riunione del preconsiglio prevista lunedì con all’ordine del giorno della il Family act e la legge sull’Autonomia. A questo punto il Cdm sulle due misure, che era in programma oggi dovrebbe slittare.
Fiducia sul decreto intercettazioni
Non solo. +Europa chiede di rinviare – ma finora senza successo – il referendum costituzionale previsto il 29 marzo. L’opposizione si lamenta, perché in Aula si vota il decreto sulle intercettazioni. Ma su questo la maggioranza tira dritto. Il provvedimento scade a fine mese. E nel pomeriggio è prevista la fiducia. «È surreale”, tuona però Fi. «E’ folle», urla Salvini, che chiede di «ritirare il decreto», su cui i leghisti nei prossimi giorni dovrebbero fare ostruzionismo. La richiesta è portare in Aula prima il decreto sul Coronavirus approvato sabato notte. Nei prossimi giorni, annuncia Giancarlo Giorgetti, la Lega potrebbe presentare emendamenti per migliorarlo raccogliendo suggerimenti «dei territori». Ma il governo replica che il decreto è in vigore e l’esame delle intercettazioni non incide.
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