Un’opera d’arte chirurgica robotizzata non poteva che portare il nome del padre dell’anatomia. Il robot con il bisturi non lascia cicatrici. Sembra fantascienza e invece è una bellissima realtà
Torino – Il paziente, un uomo di sessant’anni, è uscito dalla sala operatoria senza nessun taglio né sull’addome né sul torace
A dirigere le operazioni il professor Mario Morino all’ospedale Molinette. Nei giorni scorsi, infatti, è stato asportato un tumore dell’esofago senza la tradizionale apertura del torace, grazie a quattro microfori da cui sono stati introdotti gli strumenti robotici. Allo stesso modo, l’apertura dell’addome per preparare il cosiddetto tubulo gastrico utilizzato per sostituire l’esofago asportato è stata sostituita da altri quattro microfori laparoscopici.
La chirurgia per rimuovere i tumori dell’esofago è una delle più complesse della chirurgia oncologica poiché, per la particolare posizione anatomica dell’esofago situato tra torace e addome, l’intervento tradizionale comporta l’apertura estesa di entrambe le zone del corpo interessate. In particolare, l’apertura ampia e prolungata del torace comporta un lungo soggiorno in rianimazione con il ricorso alla ventilazione assistita postoperatoria.
Il paziente è un uomo di 60 anni, con un voluminoso cancro dell’esofago trattato con radiochemioterapia per diminuire le dimensioni del tumore e poi sottoposto, alcune settimane dopo, ad intervento interamente mini invasivo video guidato. L’operazione, effettuata dal professor Mario Morino e dal dottor Fabrizio Rebecchi, è consistita nel rimuovere l’esofago e sostituirlo con lo stomaco modificato, in maniera tale da costituire un tubo di forma e dimensioni simili a quelle dell’esofago.
Un’operazione che, con la chirurgia tradizionale, comporta l’apertura sia dell’addome per accedere allo stomaco, sia del torace per arrivare all’esofago. Con questo intervento invece, la parte addominale è eseguita in laparoscopia e quella toracica in toracoscopia robotica, quindi senza nessun taglio né sull’addome né sul torace.
Poiché l’accesso al torace è limitato dalla presenza delle costole, il robot consente di penetrare attraverso gli stessi fori della normale toracoscopia, ma poi di avere una totale libertà di movimento nel torace stesso, così da poter rimuovere l’esofago e ricostruire la continuità digestiva suturando tra loro la parte di esofago rimanente e il cosiddetto tubulo gastrico, ovvero lo stomaco trasformato in modo da essere uguale all’esofago rimosso.
Le caratteristiche del robot Da Vinci consentono invece di eseguire i complessi gesti di dissezione e ricostruzione attraverso una serie di minifori, riducendo drasticamente l’invasività della procedura, tanto è vero che il paziente operato era già in piedi il giorno successivo ed a 48 ore dall’intervento era in ottime condizioni in attesa di riprendere una normale alimentazione.
Il professor Mario Morino, direttore del dipartimento di chirurgia dell’Aou Città della Salute di Torino, è appena stato nominato membro Honoris causa dell’American Surgical Association durante il 138mo Congresso della Società che si è tenuto a Phoenix in Arizona.
L’American Surgical Association è considerata la più prestigiosa Società chirurgica al mondo. Fondata nel 1880, i soci devono passare una severa selezione basata sul curriculum clinico accademico e scientifico. Negli Usa divenire membro dell’Asa è considerato il massimo riconoscimento di una carriera. Con la stessa attenzione all’eccellenza vengono selezionati i pochissimi membri onorari, chirurghi non statunitensi che abbiano inciso con la loro attività sullo sviluppo e sul progresso della chirurgia.
Il professor Morino ha ricevuto il riconoscimento perché considerato uno dei pionieri della chirurgia mini invasiva e laparoscopica, contribuendo con l’attività clinica e con gli studi scientifici – suoi e del suo gruppo – alla diffusione di questa chirurgia e alla sua validazione scientifica, in particolare nel campo dei tumori dell’apparato digestivo. Lo sviluppo della chirurgia mini invasiva ad opera di un ristretto numero di chirurghi, fortemente osteggiati dalla chirurgia “tradizionale” nell’ultima decade del secolo scorso, ha rivoluzionato la chirurgia del secondo millennio, consentendo ai pazienti di tutto il mondo di affrontare interventi chirurgici meno traumatici ed invasivi. La chirurgia italiana è stata in prima linea in questo processo e questo importante riconoscimento ne è la migliore testimonianza.