Per i Centro studi di Confindustria «il Pil è atteso in calo già nel primo trimestre e vi sono elevate probabilità di una caduta più forte nel secondo»
L’industria italiana “vede” la recessione come il punto di caduta pressochè inevitabile del 2020. L’espandersi dell’emergenza coronavirus- si legge infatti nell’Indagine rapida sulla produzione industriale del Centro studi Confindustria del 3 marzo – «interviene in un contesto di estrema debolezza dell’economia italiana, che già si muoveva sull’orlo della recessione. Con i dati disponibili fino a oggi questo rischio si materializza: il Pil è atteso in calo già nel primo trimestre e vi sono elevate probabilità di una caduta più forte nel secondo».
Le informazioni disponibili preannunciano un impatto più significativo dell’epidemia nella produzione industriale di marzo e, «soprattutto, in quella del secondo trimestre, quando si faranno sentire sull’industria gli effetti della caduta della domanda nel terziario». Anche uno studio condotto presso le imprese associate a Confindustria «conferma uno scenario» di recessione, ☺evidenziando un calo della domanda (per la maggior parte di quelle intervistate) che si ripercuoterà sull’attività dei prossimi mesi».
«L’entità dell’impatto sul Pil» del coronavirus, sottolinea ancora il CsC, «è difficile da quantificare e dipenderà dalla durata e dalla diffusione della crisi sanitaria a livello nazionale e internazionale. In assenza di misure efficaci e tempestive di politica economica – non solo in Italia – il rischio peggiore è che si verifichi un avvitamento tra shock della domanda e dell’offerta in grado di provocare una forte e prolungata recessione».