Agire subito con delle misure tampone tentando di salvare l’economia che soffoca per il coronavirus. O intervenire con un decreto crescita di lungo raggio per dare una spinta che non sia circoscritta soltanto all’emergenza. In queste ore di caos, dal ministero del Tesoro di Roberto Gualtieri e quello dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli sono emerse due diverse visioni che ora dovranno trovare un punto d’incontro nel prossimo decreto del governo.
Nel giorno in cui il governo ha deciso la chiusura delle scuole, da imprese e sindacati è arrivata la richiesta di misure eccezionali e immediate per salvare il tessuto economico al collasso. Il decreto – dopo la lunga giornata di incontri di ieri – dovrebbe arrivare tra lunedì e martedì, con una spesa che potrebbe essere anche più alta dei 3,6 miliardi annunciati da Gualtieri. La ragione dello slittamento è tecnica. L’innalzamento del deficit in corso d’anno, dal 2,2 al 2,4%, prevede una lettera formale del ministro dell’Economia a Bruxelles per ottenere il via libera, seguita dalla presentazione di una relazione al Parlamento, che potrebbe essere approvata già dal consiglio dei ministri di oggi. Solo successivamente potrà essere varato il decreto legge in una riunione dell’esecutivo nella prossima settimana. Tre i punti principali: rafforzamento degli ammortizzatori sociali in tutto il territorio nazionale, con un aumento della cassa integrazione in deroga per i settori colpiti e l’attivazione del Fondo di integrazione salariale per le microimprese; indennizzi per le attività economiche maggiormente penalizzate, con interventi di supporto alla liquidità delle aziende garantiti da parte del bilancio pubblico; sostegno al servizio sanitario e alla protezione civile. «Metteremo in campo tutte le risorse necessarie. Dobbiamo dare il segno che faremo tutto quello che è necessario, “whatever it takes”, anche per l’economia italiana», ha detto il viceministro all’Economia, Antonio Misiani, su SkyTG24.
Ma se il Mef spinge per una misura immediata, dal Mise l’ambizione è quella di trasformare il secondo provvedimento sull’emergenza coronavirus in una spinta per la crescita, con misure più strutturali. E anche da Confindustria alzano l’asticella, con un documento dal titolo “Assi portanti di azione e reazione all’arretramento dell’economia” che chiede «un grande piano massimo di investimenti che punti a realizzare infrastrutture materiali, sociali e immateriali all’avanguardia».
Linkiesta ha potuto vedere la bozza di alcune delle misure che il ministero dello Sviluppo economico intende proporre e che apparentemente non hanno alcuna relazione con il coronavirus: piano per Transizione 4.0, credito d’imposta per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici, bonus per le imprese che hanno delocalizzato la produzione all’estero e intendono tornare (reshoring), potenziamento del bonus per le auto elettriche. Una tabella con le voci di spesa misura per misura – dai 300 milioni annui previsti per il fondo rottamazione auto ai 13 milioni per l’ecobonus incrementato fino al 120 per cento.
Il ragionamento, sottolinea una fonte del Mise «è che non ha molto senso emanare un secondo decreto con delle misure specifiche per chi ha subìto un danno diretto dall’epidemia. Per questo bastano degli emendamenti al primo decreto che abbiamo già pubblicato. Adesso si tratta di lavorare a misure più ampie che possano far ripartire l’economia, ma per trovare le risorse e decidere dove allocarle ci vuole tempo, difficile riuscire a far tutto prima di maggio». Ma dal Mef rispondono: «Per l’ampliamento della cassa integrazione si può aspettare». Quindi via al decreto subito, e poi le altre misure entreranno in un intervento successivo.
Dietro la posizione del Mise c’è anche un motivo politico: Stefano Patuanelli lavora da tempo a una serie di misure che ritiene fondamentali per far ripartire il Paese, e vuole sfruttare il probabile aumento del deficit per finanziare le proprie proposte. Il ministro Patuanelli non è l’unico esponente del Movimento 5 Stelle a vedere un’opportunità nel Coronavirus. Paola Pisano, ministro dell’Innovazione, lo ha detto chiaramente in un’intervista a Rai 1: «Questo momento di crisi e di emergenza è anche un grosso momento di opportunità per inserire il digitale all’interno del nostro belpaese».
Anche dalle altre forze di governo arrivano le richieste di ulteriori interventi nel decreto. Italia Viva chiede la sospensione del pagamento dei mutui nel 2020 in tutta Italia. Un’altra misura molto costosa che difficilmente troverà posto nel decreto allo studio del ministro Gualtieri, che ha come obiettivo intervenire tempestivamente. L’idea di un terzo decreto, per ora, sembra aver convinto i renziani.
Nelle prossime ore, si terranno ulteriori incontri tecnici per definire l’ampliamento degli ammortizzatori sociali con i sindacati, che ora con la chiusura delle scuole chiedono anche misure per i lavoratori con figli minori. «L’Europa dovrà venirci dietro e sostenere questo nostro sforzo. Chiederemo all’Ue tutta la flessibilità di bilancio di cui ci sarà bisogno per sostenere le nostre famiglie, le nostre imprese», ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ieri sera in un videomessaggio. Il Tesoro proverà a negoziare con Bruxelles una spesa immediata di circa 4 miliardi, a cui vanno aggiunti i 900 milioni già stanziati per la zona rossa con il precedente decreto.
Sarà un esercizio di equilibrismo non facile tra le forze della maggioranza per evitare brutte sorprese quando i decreti arriveranno in aula. Soprattutto al Senato, dove la maggioranza è più risicata. E il rischio è di scontentare tutti.
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