A causa del crollo del traffico per il Coronavirus la compagnia sta per esaurire la liquidità. Due ipotesi: nuovo finanziamento pubblico o affitto della parte “aviation” a una Newco statale
di Gianni Dragoni
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Si profila un nuovo intervento dello Stato per salvare Alitalia. La compagnia sta per esaurire i 400 milioni di euro versati dal ministero dell’Economia a Natale, soldi che – aveva assicurato il nuovo commissario Giuseppe Leogrande in gennaio – sarebbero dovuti bastare per tutto l’anno. Il crollo del traffico e il taglio dei voli conseguente alle restrizioni nei viaggi per il Coronavirus ha aggravato le difficoltà della compagnia, che già perdeva circa due milioni al giorno. A partire dall’ultima settimana di febbraio, secondo stime interne, Alitalia avrebbe perso almeno 50 milioni a settimana di ricavi rispetto alle attese. Non è contemplata, per il momento, la nazionalizzazione di Alitalia nella bozza del decreto
anti-coronavirus. L’ipotesi di creazione di una newco pubblica non compare nell’articolato datato ad oggi.
Due ipotesi per la nazionalizzazione
Il governo potrebbe intervenire con un nuovo finanziamento o con un’operazione di affitto dell’attività a una nuova società (la Newco). Entrambe le soluzioni avrebbero lo stesso significato: in sostanza comporterebbero la nazionalizzazione della compagnia e verrebbe abbandonato il tentativo di venderla, peraltro già apparso alquanto difficile. L’ipotesi è partita dal ministero dello Sviluppo economico, che ha la vigilanza sulla procedura di amministrazione straordinaria in cui Alitalia si trova da quasi tre anni, dal 2 maggio 2017. La procedura di vendita avviata dal nuovo commissario Giuseppe Leogrande è giudicata superata dall’aggravarsi della situazione. Il commissario ha richiesto manifestazioni d’interesse entro mezzanotte del 18 marzo.
Pochi interessati all’acquisto
Finora l’unico a dichiararsi interessato è il sudamericano German Efromovich. Delta Airlines ha dichiarato un interesse a rilevare il 10% di una Nuova Alitalia per 100 milioni, ma ha bisogno di trovare altri partner. Poi c’è stato il crollo del traffico e dei voli. Le compagnie americane hanno sospeso i voli con l’Italia e _ dopo lo stop deciso dal presidente Usa, Donald Trump _ anche tutti i voli con l’Europa. Secondo indiscrezioni Delta, insieme alle altre maggiori compagnie americane, American e Delta, potrebbe chiedere aiuti al governo. In Europa anche Lufthansa, Air France-Klm e il gruppo che comprende British Airways potrebbero chiedere aiuti pubblici.
La Newco e l’affitto delle attività di volo
Il Mise ha chiesto al Mef che l’intervento venga fatto con il decreto legge sul Coronavirus. Questo al momento non è confermato. Tuttavia si ipotizzano due possibilità. La prima: un intervento del governo con un nuovo finanziamento di almeno 300 milioni. Questi soldi potrebbero servire per coprire il buco creato dall’emergenza virus in un’azienda già molto malata. Un tampone in attesa di verificare la durata dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni dei viaggi prima di prendere una decisione più strutturale. L’altra ipotesi è che il governo decida direttamente di trasferire una parte delle attività della compagnia in una nuova società, la Newco, mentre l’attuale società commissariata diventerebbe una bad company. La Newco dovrebbe avere come socio direttamente lo Stato o una società pubblica. Al Mise si sarebbe esaminata anche l’ipotesi di un intervento della Cdp, che però ha sempre escluso tassativamente un intervento in Alitalia. Altro interrogativo è quali attività sarebbero trasferite nella Newco. Secondo l’ipotesi prevalente al Mise solo le attività di volo, con circa 5-6.000 addetti, passerebbero nella Newco: lo strumento sarebbe un affitto del ramo d’azienda, il “lotto aviation”, alla Newco. Per fare la Newco servono capitali freschi. Quanti soldi? Un’ipotesi è che la Nuova Alitalia avrebbe bisogno di almeno un miliardo per decollare.
Lo spezzatino
Se si scegliesse questa strada resterebbero fuori le attività di handling aeroportuale, la manutenzione e altre attività di terra, con circa 5-6.000 addetti (il gruppo in totale ha 11.600 dipendenti). E’ da chiarire dove andrebbero gli uffici centrali, che i precedenti commissari avevano incluso nel perimetro “aviation”. Secondo indiscrezioni se si facesse lo spezzatino le attività di handling, circa 4mila addetti concentrati a Fiumicino, potrebbero essere assorbite da Aeroporti di Roma, controllata di Atlantia della famiglia Benetton. AdR però non ha mai dichiarato di essere disponibile. In ogni caso ci sarebbe una ristrutturazione con degli esuberi.
La manutenzione
Per la manutenzione, oltre mille dipendenti, si torna a parlare di un ipotetico passaggio alla napoletana Atitech. Tutte ipotesi da verificare. Se l’operazione venisse confermata il piano sarebbe uno spezzatino. Assomiglierebbe al piano di spacchettamento proposto negli ultimi anni da Lufthansa. Con la differenza che nell’immediato a far andare la macchina sarebbe lo Stato con soldi pubblici. E chissà se, una volta superata l’emergenza virus, non tornerebbe ad affacciarsi il gruppo tedesco per prendersi solo una mini-Alitalia.
Cigs per 3.960 addetti
Intanto nell’immediato si profilano altri tagli ai posti di lavoro. Alitalia ha proposto ai sindacati un aumento della cigs, finora di 1.020 dipendenti che sono stati aumentati di 350 addetti di terra nell’ultima settimana, per il Coronavirus. Ma dal 24 marzo fino al 31 ottobre Leogrande ha chiesto ai sindacati la cigs per 3.960 addetti. I sindacati si sono detti contrari. L’incontro tra l’azienda e i sindacati è fissato al ministero del Lavoro il 17 marzo, sarà un confronto in videoconferenza.