Il virus responsabile della pandemia che ha già colpito 146 paesi nel mondo è un nuovo ceppo di coronavirus, famiglia di virus diffusi in molte specie animali, inclusi uccelli e mammiferi tra cui l’uomo, ma diverso ma tutti quelli che in precedenza avevano colpito gli esseri umani.
L’OMS ha identificato il nome della malattia in CoVID-19 (abbreviazione per COronaVIrus Disease-2019) mentre la Commissione Internazionale per la Tassonomia dei Virus ha assegnato al virus che causa questa malattia il nome definitivo SARS-CoV-2 (Sindrome Respiratoria Acuta Grave – Coronavirus 2). Si tratta, infatti, di un virus simile a quello della SARS, ma più contagioso e meno letale.
La comparsa di nuovi virus patogeni per l’uomo, prima circolanti solo in altre specie animali, è un fenomeno conosciuto come “spillover”, titolo di un libro di successo del giornalista scientifico USA David Quammen (2012) che racconta come alla base di epidemie come l’ebola ci sia la distruzione degli ecosistemi, in particolare quelli forestali, i più complessi e ricchi di biodiversità. Spillover significa “salto interspecifico”, il momento in cui un patogeno passa da una specie ospite a un’altra, in questo caso da animale a uomo, e si pensa che proprio questo fenomeno sia alla base anche dell’origine del nuovo coronavirus.
Per capire l’evoluzione del virus e il suo passaggio attraverso diversi ospiti, bisogna sapere infatti che ogni volta che il virus infetta un ospite, lì mescola il proprio patrimonio genetico con quello di altri virus presenti (come i virus influenzali), oppure mutando rapidamente singole lettere del proprio RNA (come i coronavirus). Quindi si riproduce a spese della cellula che infetta e poi abbandona l’ospite, ma con un corredo genetico diverso, che lo rende in grado di infettare nuove specie. La prossimità di molteplici individui di specie diverse, come quella che si riscontra in grandi mercati di animali come quello di Wuhan, dove sembra avere avuto inizio l’epidemia da SARS-CoV-2, può quindi creare i presupposti favorevoli a questo processo.
Recenti studi dimostrano, infatti, la somiglianza tra il SARS-CoV-2 e altri coronavirus simili presenti in alcune specie di chirotteri (pipistrelli), appartenenti al genere Rhinolophus, che potrebbero aver costituito il serbatoio naturale del virus. Questi pipistrelli sono ampiamente presenti nella Cina meridionale e in tutta l’Asia, il Medio Oriente, l’Africa fino all’Europa. I chirotteri sono l’ordine di mammiferi con più “familiarità” con i virus, probabilmente a causa di alcuni fattori biologici, come la spiccata socialità che li porta, per il riposo o il letargo, a concentrazioni elevatissime (fino ad un milione di individui in un sito), la loro lunga storia evolutiva, che li ha portati a maturare con molti virus un legame di coabitazione, e la capacità di volare che li porta a diffondere e contrarre virus su aree molto estese. Altre recenti ricerche scientifiche hanno rilevato un’elevata corrispondenza tra il genoma del SARS-CoV-2 umano ed il genoma di un coronavirus trovato in un pipistrello nella provincia cinese di Yunnan, sebbene si sia subito registrata una differenza tra le rispettive sequenze RBD (Receptor Binding Domain), cioè la sequenza genetica che codifica i recettori che servono ai virus per legarsi alle cellule e penetrarvi. Questo ha portato a pensare che il virus del pipistrello, prima di arrivare all’essere umano, sia passato attraverso un ospite intermedio.
Secondo i ricercatori cinesi della South China Agricultural University, a facilitare la diffusione del nuovo coronavirus potrebbero essere stati i pangolini, piccoli mammiferi insettivori, le cui 8 specie esistenti sono tutte a rischio estinzione secondo la IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. I pangolini sono gli animali più contrabbandati al mondo per via delle infondate credenze sui poteri curativi delle loro scaglie, ma anche per la loro carne. Nel frattempo, altre ricerche condotte da un team dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, suggeriscono invece che l’origine della pandemia si possa rintracciare proprio nei pipistrelli venduti vivi e macellati nei mercati cinesi , da cui si sarebbe trasmessa da animale a uomo e successivamente per via respiratoria tra gli umani, tramite fluidi, colpi di tosse, starnuti.
In sostanza, ad oggi non sappiamo ancora quale sia stata l’origine del SARS-CoV-2. L’unica certezza, però, è che all’origine di questa nuova patologia si nasconde il commercio, spesso illegale, di animali selvatici vivi e di loro parti. Questa pratica è veicolo per vecchie e nuove zoonosi, e aumenta il rischio di pandemie che possono avere grandissimi impattisanitari, sociali ed economici su tutte le comunità coinvolte. Tale meccanismo è già stato osservato in passato, quando un virus, forse originatosi nei pipistrelli, si adattò ai dromedari e successivamente alle persone, causando nella penisola arabica l’epidemia di MERS nel 2012. Nel 2002, invece, la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) comparve in un mercato cinese che vendeva “civette delle palme” (Paradoxurus hermaphroditus), che a discapito del nome sonomammiferi viverridi noti anche come musang.
Fra gli studiosi anche la virologa di Wuhan, Shi Zhengli, ha identificato decine di virus simili alla SARS, grazie alle sue numerose ricerche nelle caverne dei pipistrelli. Nel corso delle diverse stagioni, per ben cinque anni consecutivi, Shi ha condotto intensi campionamenti nella grotta di Shitou, nella periferia di Kunming, la capitale dello Yunnan. Questi sforzi hanno dato i loro frutti e i ricercatori di agenti patogeni hanno scoperto centinaia di coronavirus trasportati dai pipistrelli con un’incredibile diversità genetica. “La maggior parte di loro sono innocui, – ha affermato Shi- ma decine appartengono allo stesso gruppo della SARS e potrebbero infettare le cellule polmonari umane”. E avverte che ce ne sono altri.
Per molti, i fiorenti mercati della fauna selvatica della regione, che vendono una vasta gamma di animali come pipistrelli, zibetti, pangolini, tassi e coccodrilli, sono perfetti focolai virali.
Il commercio di animali selvatici è infatti un comprovato veicolo di vecchie e nuove zoonosi, che ogni anno causano circa un miliardo di casi di malattia e milioni di morti. Il 75% delle malattie umane fino ad oggi conosciute, infatti, deriva da animali, così come il 60% delle malattie emergenti viene trasmesso da animali selvatici.
La recente decisione della Cina di vietare sul proprio territorio nazionale il commercio di animali vivi a scopo alimentare rappresenta una scelta di fondamentale importanza, ma ancora non sufficiente. Ancora una volta, l’uomo si trova a dover fronteggiare con colpevole ritardo una pandemia favorita dalle sue stesse azioni che avrà costi enormi sia in termini di vite umane che a livello sociale ed economico, ma imparare dal passato per evitare in futuro gli stessi errori è sempre possibile.