Hanno visto il cosmo quando era ancora bambino: individuate una dozzina di stelle primordiali, talmente antiche da essere considerate possibili candidate tra quelle della prima popolazione di stelle nella storia dell’universo, la cosiddetta Popolazione III. Sono illustrate nello studio pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, dal gruppo di astronomi guidato dagli italiani, Eros Vanzella e Massimo Meneghetti, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Bologna.
Queste stelle, secondo l’ipotesi degli astrofisici italiani, “sono incontaminate, pure”. Sarebbero, infatti, formate solo da tre elementi, i più semplici della tavola periodica, forgiati direttamente col Big Bang: idrogeno, elio e una spolverata di litio.
I ricercatori sono riusciti a scovare queste stelle antichissime, grazie allo strumento Muse (the Multi Unit Spectroscopic Explorer) installato sul Very Large Telescope (Vlt) dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso), puntandolo in direzione della costellazione di Eridano. “Abbiamo misurato una fortissima emissione dell’idrogeno. Talmente forte – spiega Vanzella – da richiedere la probabile presenza di stelle speciali, di prima generazione”.
Per individuare queste stelle così lontane, nello spazio e nel tempo, i ricercatori hanno utilizzato un effetto previsto dalla teoria della Relatività Generale di Einstein chiamato lente gravitazionale. È un effetto lente d’ingrandimento in base al quale una galassia massiccia, in questo caso la galassia MACS J0416, distorce la luce proveniente da un altro oggetto posto alle sue spalle e la amplifica, permettendo di osservarlo meglio.
Per avere un’idea della lontananza di queste stelle, spiegano i ricercatori dell’Inaf, basta pensare che, pur essendo enormi, con una massa circa mille volte quella del Sole, e caldissime, circa venti volte più della nostra stella, “sono così lontane da produrre una luce che giunge a noi 400 miliardi di volte più fioca di quella della stella più debole che si possa osservare a occhio nudo”, chiariscono gli esperti.
Per avere una conferma definitiva che si tratta proprio di alcune delle stelle più antiche del cosmo, concludono i ricercatori dell’Ianf, “occorrerà attendere le osservazioni con il futuro telescopio Elt (Extremely Large Telescope) da 39 metri”, che dovrebbe vedere la luce nel 2025.