Dalla radiografia della Via Lattea emergono nuovi indizi sulla materia oscura, la materia ancora misteriosa e invisibile che occupa circa il 25% dell’universo: non c’è traccia di un debole segnale ai raggi X osservato in galassie vicine e attribuito da alcuni modelli teorici al decadimento delle particelle di materia oscura, la cui natura resta, quindi, ignota. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Science dal gruppo dell’Università americana del Michigan, coordinato da Christopher Dessert e Benjamin Safdi, insieme ai colleghi dell’Università della California a Berkeley. Lo studio è basato su 20 anni di osservazioni della Via Lattea ai raggi X con il telescopio orbitante dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), Xmm-Newton.
La materia oscura, secondo le attuali teorie cosmologiche, forma circa un quarto dell’universo. Ma finora non è stato possibile osservarla direttamente, perché non assorbe, riflette, né emette luce. Fa sentire la propria presenza solo attraverso l’attrazione gravitazionale che esercita sul resto della materia e che, secondo gli esperti, tiene insieme le galassie.
Anche la natura delle particelle di cui è formata la materia oscura è ancora inafferrabile. Secondo alcuni modelli, una di queste ipotetiche particelle, il cosiddetto neutrino sterile, potrebbe lasciare un’impronta sotto forma di un debole segnale ai raggi X. Ma le nuove osservazioni della Via Lattea con il telescopio Xmm Newton non hanno trovato traccia di questo segnale. Per Safdi, “lo studio non esclude che la materia oscura possa essere formata da particelle come il neutrino sterile, ma mostra che al momento non ci sono prove sperimentali della loro esistenza”.