Quando si parla di buco dell’ozono si fa riferimento ad un assottigliamento ciclico dello strato d’ozono in stratosfera, all’incirca tra i 10 e i 50 chilometri d’altitudine, che poi costituisce un importantissimo schermo protettivo dai raggi solari più dannosi per la nostra pelle.
Di solito il buco dell’ozono è associato all’Antartide perché è qui che il fenomeno è sempre stato rilevato per una maggiore predisposizione dell’atmosfera. Nel Polo Sud infatti il Vortice Polare è molto più compatto e intenso di quanto avviene al Polo Nord.
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Non è quindi un caso che non si sente mai parlare di buco dell’ozono associato all’Artico. Quest’inverno abbiamo avuto però una condizione particolare, con un vortice polare boreale così intenso e persistente che ha determinato condizioni simili a quelle che si registrano nel Polo Sud.
Si è così aperta questa falla, con un buco dell’ozono grande circa tre volte la Groenlandia. Siamo dinanzi al buco dell’ozono più grande mai registrato sull’Artico. Per comprendere l’entità del fenomeno, si è osservato alla fine di marzo 2020 una diminuzione dell’ozono di circa il 90% a 18 chilometri di quota.
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Mai era successo di registrare un valore simile al Polo Nord, con una perdita così forte d’ozono. Nel passato, si sono registrati buchi dell’ozono importanti sopra l’Artico nel 1997 e, più di recente, nel 2011, ma quest’ anno l’evento parrebbe il più rilevante che sia mai verificato.
Ma come è che si verifica la perdita di ozono in primavera sull’Artico e sull’Antartide? In virtù del Vortice Polare così forte e compatto, si creano così temperature estremamente rigide, fino a -80°C, nella bassa stratosfera con la formazione di nubi stratosferiche polari, favorite da un processo di condensazione.
All’interno di queste nubi si liberano grandi quantità di cloro molecolare gassoso (Cl2) che origina dai clorofluorocarburi. In tal modo si crea un meccanismo che, assieme alla luce solare primaverile, favorisce la distruzione dello strato di ozono.
Secondo gli esperti, questa falla nell’Artico, data la sua collocazione, non è pericolosa per la salute degli esseri umani, ed è destinata a rompersi nel giro di poche settimane. La quantità di ozono tornerà quindi verso concentrazioni normali.
Il buco dell’ozono più importante, quello sull’Antartide, scoperto fin dagli anni ’70, è stato per un lungo periodo uno dei temi di maggiore impatto, ma fortunatamente questo fenomeno si è fortemente ridimensionato ed è ai minimi, grazie anche alle politiche attuate di lotta contro i clorofluorocarburi.
Nonostante siano passati oltre 30 anni dal progressivo bando delle sostanze responsabili della distruzione dell’ozono in stratosfera, quei gas si trovano ancora presenti a causa dei tempi di persistenza molto lunghi e sorprende quindi l’influenza ancora così netta sul sistema della distruzione dell’ozono stratosferico.
Pubblicato da Mauro Meloni