Pubblicato il: 08/04/2020 13:22
Gli italiani sono tutti chiusi in casa a causa del Covid 19 e ovviamente si cucina di più, per necessità e anche per diletto. Ma che fine fa l’olio utilizzato per cucinare o per friggere? Per la maggior parte, finisce nel lavandino o nello scarico del bagno, quindi nel sistema fognario, andando a creare numerosi problemi perché altamente inquinante.
RenOils, Consorzio giovane, senza scopo di lucro, che si occupa di aumentare ed efficientare la raccolta di oli e grassi alimentari esausti e il recupero ai fini ambientali, ha stilato un vademecum per smaltire correttamente l’olio che consumiamo nelle nostre cucine.
“In questo difficile momento storico – dice Ennio Fano, presidente di RenOils – molti italiani riscoprono l’arte della buona cucina, quella tradizionale, una passione che ci ha contraddistinto da sempre. Questa è una risposta meravigliosa ai tempi bui che stiamo attraversando ma facciamolo con un occhio attento alla natura e all’ambiente. Abbiamo tutti una bella responsabilità, considerando che il 56% dell’olio esausto è imputabile al consumo domestico“.
Prima regola: non gettare l’olio nel lavandino o nello scarico del bagno perché finisce nel sistema fognario delle città alterando la corretta depurazione delle acque e l’efficienza dei depuratori con conseguente aumento dei costi di gestione e di manutenzione degli impianti. La depurazione delle acque inquinate richiede costi quantificabili in 1,10 euro al kg ed è a carico dei cittadini.
Il consiglio è di mettere l’olio esausto in un contenitore da tenere in casa finché non è pieno. Meglio un contenitore di plastica spessa e con un collo largo, come le bottiglie dei succhi di frutta o il contenitore del detersivo liquido per la lavatrice, per facilitare il travaso da padelle e pentole. Una volta pieno, il contenitore va portato all’isola ecologica più vicina a casa oppure l’olio esausto va buttato in appositi raccoglitori presenti nei Comuni di residenza.
Oltre ai danni al sistema fognario, il rifiuto da oli e grassi vegetali e animali, pur essendo catalogato come non pericoloso, presenta delle criticità se non smaltito correttamente: rende sterile il terreno su cui viene versato o la terra diventa impermeabile e non permette al sistema radicale delle piante l’assunzione delle sostanze nutritive necessarie a vivere; se versato in acque superficiali forma un’estesa pellicola impermeabile impedendo alla flora e alla fauna acquatica lo scambio di ossigeno acqua-aria causandone la morte; versato in falde acquifere profonde, ne compromette la potabilità.
L’apporto di oli e grassi nelle acque reflue urbane sarebbe, secondo uno studio condotto con Cnr e Irsa, pari a circa 20 grammi per abitante al giorno. Su scala nazionale si potrebbe perciò stimare un apporto complessivo di oli e grassi presenti nei reflui urbani pari a circa 1.200 tonnellate al giorno, cioè 438.000 tonnellate/anno.
RenOils è un Consorzio senza scopo di lucro, costituito su iniziativa di alcuni operatori e associazioni di categoria nel 2016. Si occupa dell’informazione e sensibilizzazione degli utenti finali e degli operatori e di rappresentare e monitorare la filiera degli oli e grassi alimentari esausti con l’obiettivo di aumentarne ed efficientarne la raccolta e il recupero ai fini ambientali. Da inizio attività ha gestito circa 50.000 tonnellate grazie alla filiera che opera su tutto il territorio nazionale assicurando una raccolta capillare con interventi anche in zone difficilmente raggiungibili.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Adnkronos.