Ecco la trascrizione dell’intervista del nostro Livio D’Alessandro ad Andrea Gaudenzi, ex azzurro, n.18 del mondo, oggi stimato manager a livello internazionale e, dal 1° gennaio 2020, Presidente dell’Atp, l’associazione che gestisce il circuito professionistico maschile. Nelle sue mani, in quelle del “board” e del Player Council (che comprende anche Federer, Nadal e Djokovic), dei leader di Wta e ITF, degli organizzatori Slam c’è il destino del nostro sport.
Il tennis non è uno sport di contatto, con ampi spazi tra i due giocatori. E’ un vantaggio oggi pensando al momento della ripresa?
“Queste sono caratteristiche positive, incoraggianti. L’aspetto negativo è che i giocatori arrivano da ogni parte del mondo. Sicuramente sarà più facile fare tornei nazionali. A oggi però chiunque faccia una previsione può solo dire sciocchezze. Perché nessuno sa le conseguenze di quello che stiamo vivendo. Non sappiamo se avremo una seconda ondata di crisi. L’unica cosa che possiamo fare è aspettare, osservare e seguire le regole che verranno imposte dai Governi. E’ un problema che va oltre il tennis. Non possiamo che stare di lato, aspettare e quando verrà il nostro turno, appena potremo, torneremo in campo”.
Quali sono gli scenari possibili? Come si collocano gli Internazionali BNL d’Italia?
“Gli scenari sono tanti e ogni settimana cambiano. Nulla è deciso perché non sappiamo quando torneremo in campo. Non sappiamo se torneremo in campo. Stiamo lavorando su un’ipotesi di ritorno dopo Wimbledon, su una breve stagione sulla terra in Europa e poi gli Stati Uniti. Al momento stiamo discutendo dell’opzione di avere quattro settimane sulla terra rosa dopo gli Us Open, dove ci sarebbero sia Madrid che Roma prima del Roland Garros. E’ complesso perché dobbiamo rispettare tutti. Stiamo dialogando con gli Slam e la Wta. Bisogna tenere in considerazione anche gli altri tornei che ci sono in quelle settimane che quindi vanno riprogrammati. Vanno spostati leggermente anche il tour in Asia e la stagione Indoor. C’è la complessità che le Atp Finals di Londra non si possono spostare perché non c’è la disponibilità in altre date della O2 Arena. A livello operativo non è facile ma contiamo di poter prendere una decisione verso la metà di maggio per quanto concerne l’estate e la stagione americana”.
Slam e Master 1000 sono i primi cui si pensa quindi?
“La nostra intenzione è riprogrammare il più alto numero di tornei possibile perché dobbiamo essere consci che negli Slam e nei Masters 1000 possono giocare solo i primi 50/100 giocatori al mondo quindi dobbiamo riprogrammare tornei minori, gli Atp 500, i 250 e anche i challenger per dare la possibilità di giocare anche ai giocatori di classifica più bassa. Dovremo fare delle infrazioni alle regole normali, quindi magari giocare più tornei in contemporanea. Stiamo inventano un po’ di tutto. C’è un dato di fatto ed è la prioprità della sicurezza dei giocatori ma anche di chiunque è coinvolto in un evento sportivo, dal raccattapalle al giudice di linea, al fisioterapsta, a tutto lo staff”.
Escluso che ci siano tornei dopo le Atp Finals?
“Ad oggi non stiamo escludendo nulla. Il principio che vale è cercare di riprogrammare il più alto numero di tornei possibile, dando priorità al prize money e ai punti. Se non si potrà ripartire dall’America, dagli Us Open nella loro data originaria tutto diventerà molto più complesso. Una complessità esponenziale”.
Il fatto che l’Italia abbia preso misure di sicurezza severe prima di tanti altri Paesi l’avvantaggerà nel tennis?
“Lo spero ma non solo per il tennis. Lo spero per gli Italiani. In questo momento lo sport non è la priorità. Ci sono persone che hanno problemi ben più seri che giocare una partita a tennis o andare a vederla allo stadio”.
Oggi è stata lanciata l’iniziativa Tennis United, che mette insieme Atp e Wta: e questo momento di difficoltà potrà creare opportunità di una maggiore collaborazione per il futuro?
“Me lo auguro fortemente. E’quello di cui il tennis ha bisogno. Questo era la nostra visione, il piano su cui volevamo lavorare. Purtroppo tutto verrà rallentato da questa situazione. Però nelle crisi nascono sempre opportunità. Sono abbastanza ottimista di natura. Il tennis è uno sport molto solido. Siamo fortunati perché abbiamo oltre un miliardo di fan. Ma dobbiamo rispettare questi fan e dar loro un’esperienza di spettacolo sempre migliore. Per farlo bisogna che noi, la Wta e gli Slam collaboriamo in maniera più unita e coesa.
Che cosa è successo con il Roland Garros? Le cose si sono chiarite?
“Mi sento continuamente con il presidente delle FFT Giudicelli e il direttore del torneo Guy Forget. Hanno avuto una reazione di panico dopo il discorso di Macron che ha dipinto un quadro della situazione simile a quello di una guerra. Dopo quella loro decisione presa di fretta, nel panico, ci si è sentiti, si è cominciato a ragionare insieme. Da questo può scaturire l’opportunità di creare regole per collaborare meglio di come è stato in passato”.
Sente spesso Federer, Nadal, Djokovic?
“Facciamo una call settimanale con il Player council che è composto da 10 giocatori tra cui Roger, Novak e Rafa. Sono molto attivi nella discussione specie per ciò che riguarda il ranking e i punti. Sono molto attenti al dare un aiuto anche ai giocatori che hanno un ranking più basso. L’Atp sta optando per iniziative di supporto finanziario per chi ha problemi, in particolare quelli con un ranking dal n.150 in su, che in questo momento, non potendo giocare, hanno problemi finanziari. Più avanti nell’anno cominceremo ad aiutare i tornei più piccoli. Non sarà facile, perché qualunque decisione finanziaria presa oggi, mentre non sappiamo quando si ripartirà, è un rischio. Qualcosa però sarà da fare nel breve e la faremo. I giocatori sono stati molto proattivi, supportano questa iniziativa e molti di loro si sono anche offerti di contribuire di tasca propria”.
Lei sostiene che il tennis ha un grande potenziale e una parte di questo è ancora inespresso. Qual è l’obbiettivo che si è posto per il suo mandato?
“La prima cosa è allineare gli interessi interni dell’Atp, che è un’organizzazione composta al 50% dai giocatori e al 50% dagli organizzatori dei tornei. Ci sono stati molti conflitti interni. Bisogna far capire a tutti che gli interessi sono molto allineati e il tennis ha bisogno sia dei giocatori che dei tornei. Lo si può fare reando un clima interno di trasparenza e fiducia, che poi va esteso agli altri enti: la Wta e i Grand Slam. Una delle prime operazioni da fare, secondo me, è aggregare i diritti sia dei media che dei dati, per migliorare l’esperienza dei fans e la monetizzazione dei diritti stessi. Far crescere un po’ il business potrebbe dare un aiuto a tutti i tornei e a tutti i giocatori, a tutti i livelli. L’obbiettivo finale è offrire un’esperienza migliore all’appassionato, quello che compra il biglietto per andare a vedere il torneo o lo guarda in televisione (O che segue il tennis attraverso i social media) grazie a un’aggregazione dei diritti e dei dati, perché alla fine raccontiamo la stessa storia. Si inizia a gennaio e si finisce a novembre con le finali. Con una collaborazione molto stretta si può fare molto meglio di quanto è stato fatto finora. Detto questo, siamo in un’ottima posizione dal punto di vista del seguito. Siamo tra gli sport più popolari al mondo, le star del nostro sport sono delle icone mondiali, siamo molto forti perché il tennis femminile è uno degli sport femminili più importanti al mondo e questo, secondo me, è un grosso vantaggio. Siamo uno sport globale. Quello che dobbiamo fare è cercar di lavorare insieme. Al momento i diritti vengono gestiti e venduti separatamente, da Atp, Wta e grand Slam. Tutto questo limita anche gli investimenti dal punto di vista della tecnologia, della distribuzione, centralizzazione dei dati. Impedisce di offrire l’esperienza ottimale di cui parlavo.
Che differenza trova tra il tennis di quando giocava lei e quello di oggi dal punto di vista della gestione?
“Purtroppo è cambiato poco. Siamo arrivati a un punto in cui tutti gli sport dovranno innovare e investire, soprattutto sotto il profilo della tecnologia. Il mondo sta cambiando, cambiano i media, cambia la distribuzione, cambiano le abitudini, soprattutto quelle dei giovani che non consumano più i contenuti come 10, 15 anni fa, la classica esperienza davanti al televisore, lineare. Questa è un’opportunità se si fanno le cose giuste o può diventare molto pericoloso se si resta fermi perché oggigiorno si compete con tutte le piattaforme di intrattenimento, che siano film, serie televisive, musica o sport. Noi non possiamo continuare ad avere litigi interni ma dobbiamo considerare che i nostri competitor sono all’esterno e quindi dobbiamo lavorar insieme per far crescere questo sport. Che di base è molto forte, è stupendo, piace, ha un audience che è quasi 50 e 50% tra uomini e donne”.
Che messaggio può dare oggi ai nostri circoli, alla base dei giocatori italiani?
“L’unico messaggio che posso dare è di tenere duro. Di continuare ad allenarsi a casa in qualsiasi modo perché l’esercizio fisico fa bene, non solo al corpo ma anche alla mente. Guardiamoci un po’ di archivio, un po’ di tennis del passato, ci sono tante belle partite. E cerchiamo di avere tanta pazienza. Ma soprattutto cerchiamo di rispettare le regole”.
Per chiudere: che cosa pensa di questo momento di splendore del tennis italiano. Una volta il n.18 del mondo che raggiunse lei sembrava una barriera invalicabile….
“E’ fantastico. Sognavamo di avere giocatori tra i primi 10 e l’anno scorso Matteo ci ha regalato anche il Masters. Speriamo che qualcuno ci regali anche un Grande Slam nel breve: Fabio, Matteo ma anche Jannik che è giovane sono in grado di farlo. Stiamo vivendo un ottimo momento che in futuro, tra l’altro, può solo migliorare. In generale tutto il tennis sta vivendo un ottimo momento. Speriamo di venire fuori presto da questa crisi. Dobbiamo solo avere pazienza e tenere duro”.