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Fase 2, chi decide? L’ultima risposta su questa strada accidentata ma a questo punto decisiva è venuta dal premier Giuseppe Conte che insediato la commissione diretta dal super manager Vittorio Colao. La nuova task force agisce da grande consulente presentando le sue proposte al Governo. Che poi, sotto la regìa del Presidente del Consiglio, sentite (com’è ovvio) le parti sociali e ascoltati gli altri pareri tecnici (a partire da quelli degli scienziati e dei medici) prenderà una decisione con il relativo decreto.
Sembra facile ma non lo è, perché la storia è molto più complicata. Per vari motivi.
Le tensioni nella maggioranza e i conflitti con l’opposizione
1)Il governo stesso non è un monolite politico e la maggioranza che lo supporta fatica al suo interno a tenere un passo condiviso. Al momento, il rapporto con l’opposizione è inesistente e tendente alla conflittualità nel migliore dei casi. Conte è costretto ad una mediazione continua e insieme alza spesso la sua personale esposizione mediatica con risultati non convincenti.
Le iniziative autonome delle Regioni
2) C’è il governo centrale, ma ci sono anche le Regioni (e i Comuni). Le loro ordinanze (a volte più aperturiste, a volte più blindate rispetto alle indicazioni di Roma) esprimono a loro volta indicazioni puntuali e spesso difformi. Una realtà sotto gli occhi di tutti, che può avere dei pregi ma che presenta anche molti difetti.
La necessità di indicazioni puntuali
3)La Commissione Colao, per prima cosa, leggendo tra le righe i compiti assegnati dal premier, dovrà evitare di perdersi in un confronto sui “modelli” e nella “visione” della ripresa che verrà. Non deve presentare un anti-capitalista “nuovo modello di sviluppo”, come si diceva negli anni Settanta. Deve fornire indicazioni precise sulle modalità del passaggio dalla fase di chiusura generale secca (ma nel Paese dei ritardi e delle deroghe continue, altro fatto di cui tenere conto e che ha contribuito a prolungare la fase 1) a quella della prima, sensibilissima, riapertura. Dunque, indicazioni puntuali su lavoro (smart working e turnazioni, ad esempio), tracciamenti con le nuove tecnologie, dispositivi di sicurezza, mobilità (che si fa per il pendolarismo casa-lavoro?). E quali sono i settori che “strategicamente” devono riaprire prima degli altri nell’interesse del Paese.
I problemi di coordinamento
4)La Commissione Colao non è la sola ad operare. Gli esperti non mancano certo ed il coordinamento tra loro non è un piatto forte. Opera il Comitato tecnico-scientifico della Protezione Civile, c’è il Comitato tecnico della Protezione Civile, la task force del ministero della Salute, quelle dell’Istruzione e del ministero dell’Innovazione (ben 74 membri), la task force che fa capo al Commissario Domenico Arcuri, l’Istituto Superiore della Sanità, i “tavoli” per il made in Italy attivati con le categorie dalla Farnesina e guidati dal sottosegretario Manlio Di Stefano. Con tutte queste realtà la Commissione Colao dovrà necessariamente interfacciarsi dopo aver fatto sintesi al proprio interno. In questa partita ciascuno dice e vorrà dire la sua nel Paese in cui non sono mai mancate né le commissioni, né le cabine di regìa né i protagonismi personali.