Tintoretto, Il ritrovamento del corpo di San Marco, 1562-1566, Olio su tela, 400 x 396 cm, Milano, Pinacoteca di Brera
Il capolavoro in questione si intitola Ritrovamento del corpo di San Marco, anche se in realtà Augusto Gentili ha evidenziato come il soggetto raffigurato da Tintoretto fosse quello dei Miracoli di san Marco nella Chiesa di Boucolis ad Alessandria, già testimoniato nei bassorilievi di Jacopo Sansovino per la Basilica di San Marco.Uno scorcio vertiginoso che conferisce allo spazio una straordinaria accelerazione in profondità, accompagnata dallo scivolare della luce sulle arcate, trascina chi osserva nel cuore della vicenda.
Lampi di luce irrompono sulla scena, enfatizzano il volume dei corpi, estrapolando dai cadaveri un pallore innaturale.
L’opera, realizzata dal Robusti tra il 1562 e il 1566 per la Scuola di San Marco a Venezia, raffigura l’istante in cui, mentre i veneziani estraggono i cadaveri dalle tombe alla ricerca del Santo, questi si manifesta fermandoli con gesto deciso.
Com’è rappresentato San Marco?
San Marco viene ritratto a figura intera, ben piantato al suolo, con il libro sotto il braccio, reso vivo da da luce divina energica.
Ai suoi piedi, disteso su un tappeto, è il corpo estratto dal sepolcro che si intravede, avvolto dalla luce, in fondo alla sala.
Il braccio sinistro di Marco, proteso, con la mano aperta, a seguire l’asse dello sguardo, compie un gesto che respinge lo spirito fuoriuscito dalla bocca di un uomo indemoniato e, al tempo stesso arresta i tre uomini, in alto a destra, intenti a calare un cadavere da un sarcofago.
Tintoretto sposta il punto di fuga in fondo a sinistra, dove colloca anche il personaggio principale.
Chi è l’uomo inginocchiato ai piedi del Santo?
Al centro della composizione, inginocchiato di fronte a San Marco, Tintoretto inserisce il committente dell’opera, il medico e filosofo Tommaso Rangone.
Quali sono gli altri personaggi della scena?
In secondo piano, accanto a Tommaso Rangone, un giovane si inginocchia in una postura innaturale additando gli occhi incapaci di vedere. In un dinamico intreccio di figure scorgiamo l’indemoniato, rappresentato sulla destra, avvinghiato a una figura femminile, mentre viene condotto al cospetto del Santo.
Un uomo cerca faticosamente di fermarne le contorsioni. Intanto dalla bocca dell’ossesso fuoriesce la presenza diabolica sotto forma di spiritello che sembra dissolversi sotto le arcate.
Chi ha commissionato l’opera a Tintoretto?
Nel 1562 Tommaso Rangone, il “guardian grande” della Scuola di San Marco a Venezia – rappresentato al centro della tela – commissionò all’artista un ciclo pittorico con le storie del Santo. Si tratta di una serie di grandi teleri – di cui faceva parte il Ritrovamento del corpo di San Marco – dedicati a fatti miracolosi e alla vita del Santo, patrono della città.
L’opera riprende l’episodio narrato da Jacopo Sansovino in uno dei rilievi del primo pergolo marciano. Precisamente quello in cui, nel portico della Chiesa di Boucolis, Marco resuscita un giovane ed esorcizza un invasato.
Dal rilievo dello scultore Tintoretto attinge l’intreccio delle figure – l’ossesso e l’uomo – ma lo colloca in uno scorcio quasi frontale sull’asse della prospettiva obliqua.
Evitando l’affollamento del rilievo, il pittore veneziano ambienta la scena all’ingresso di una chiesa mostrando l’intera la navata allungata con una straordinaria invenzione prospettica.
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