Stiamo vivendo una delle primavera più secche degli ultimi 50-60 anni, nonostante le recenti piogge della scorsa settimana, oltre a quelle che ci attendono in quest’ultimo scorcio d’aprile. Nel periodo tra inizio marzo e metà aprile la pioggia è venuta giù davvero con il contagocce.
Da gennaio ad oggi l’Italia ha ricevuto solo un po’ più della metà della pioggia che dovrebbe cadere di norma, con forti ripercussioni anche sulla portata di laghi e fiumi. Le regioni del Nord sono quelle più colpite dalla penuria di acqua, con deficit pluviometrico del 70%, ed è un po’ in sofferenza anche il Po.
Le prime fiammate d’AFRICA, molto precoci
Tuttavia, a preoccupare forse maggiormente è la situazione delle regioni del Centro Italia e del Sud, che vanno incontro al periodo statisticamente più siccitoso dell’anno, diversamente dal Settentrione le cui riserve idriche possono anche godere della fusione dei nevai alpini.
In questa primavera le precipitazioni sono infatti risultate decisamente sottomedia anche al Centro-Sud, con deficit di pioggia attorno al 43%. Osservando le proiezioni a meteo a lungo termine, vediamo che nelle regioni centro-meridionali proseguirà il deficit pluviometrico.
Di certo non hanno aiutato più di tanto le precipitazioni localmente abbondanti che si sono avute nella scorsa settimana. Tanta pioggia è caduta però solo in poche aree, fra cui la Sardegna orientale con punte superiori ai 200 millimetri.
Le proiezioni mostrano che la temperatura gradualmente tenderà ad essere mediamente sopra la norma. Inoltre appare il rischio di un’ondata di calore, con la temperatura che nelle zone interne del Centro-Sud, potrebbe anche superare i 30 gradi nella prossima settimana.
Ci sarà insomma aria di estate anticipata, con l’ondata di calore peraltro accompagnata da aria molto secca nelle zone più interne, con il conseguente aggravio della sofferenza per la vegetazione. Il deficit pluviometrico interessa soprattutto il settore adriatico e ionico, tra Puglia e Lucania.
Pubblicato da Mauro Meloni