(ANSA) – ROMA, 28 APR – Uma Thurman diventa grande ma i suoi 50 anni di oggi sembrano i 20 di appena ieri: filosofia buddhista, allenamento quotidiano e frequentazioni estetico chirurgiche non solo ce la conservano affascinante e tonica ma hanno trasformato lo sgraziato anatroccolo in splendido cigno piumato. Uma è nata a Boston il 29 aprile del 1970 ma il suo non è un nome d’arte: papà è il più celebre studioso del buddismo in America; mamma è una baronessa tedesca che nel Nuovo Mondo si è destreggiata prima come modella e poi con laurea e studi da psicoterapeuta.
Scavezzacollo e ribelle, approda in fretta al cinema indipendente ma il suo esordio, a fianco della star da soap-opera Paul Dillon (“Laura”, 1987), è un autentico disastro e non arriva neppure nelle sale. Eppure il suo personaggio non passa inosservato e l’anno dopo la sua stella brilla ne “Le relazioni pericolose” di Stephen Frears con Glenn Close, John Malkovich, Michelle Pfeiffer. Nel 1994, il colpo di fulmine: supera il provino e diventa la sexy Mia Wallace di “Pulp Fiction”: è come un colpo di gong nello star system ed è l’inizio di un’amicizia inossidabile con Quentin Tarantino.
Tra il 2003 e il 2004 escono i due volumi di “Kill Bill” e Uma Thurman è ormai la diva simbolo del cinema post-moderno nel nuovo secolo. Lavora con Mira Nair, John Woo, Richard Linklater, Ivan Reitman, dimostrando grande versatilità e un’inattesa verve comica, viene chiamata nelle giurie dei grandi festival, firma calendari e pubblicità esibendo una fiera femminilità da amazzone bionda, si schiera politicamente e non teme il moralismo americano pronunciandosi in favore delle coppie gay.
Nel 2019 l’accademia del David di Donatello la celebra con un premio alla carriera. A breve la vedremo al cinema in “La guerra col nonno” di Tim Hill a fianco di Robert De Niro ma anche in tv con “Chambers” nel ruolo di Nancy Lefevre.