Pubblicato il: 28/04/2020 16:00
Tigri destinate a circhi, medicina tradizionale cinese o al mercato della pellicceria. Oggi le tigri in cattività sono di fatto tigri ‘di seconda classe’, in quanto il loro commercio è ancora permesso, mentre le tigri selvatiche sono rigorosamente protette. Quante sono queste tigri ‘di serie B’?Un’indagine svolta da Four Paws tra giugno e ottobre 2019, che ha coinvolto 28 Stati membri dell’Ue e otto Paesi vicini, nel tentativo di ottenere il numero di tigri in cattività, informazioni sul tipo di strutture in cui risiedono e se vi sia l’obbligo di segnalare a livello centrale le nascite e i decessi degli animali, ha censito 913 tigri.
Cifra che, però, non rappresenta la realtà, poiché 19 Paesi (di cui 15 Stati membri) non sono stati in grado di fornire dati, compresa l’Italia. Insomma, il numero effettivo di tigri in cattività in Europa è sicuramente molto più alto ed è che le autorità della maggior parte degli Stati membri non sono a conoscenza o non tengono registri relativi al numero di tigri. La mancanza di registrazione, insieme alla mancanza di un database centrale e di una condivisione dei dati per rintracciare i movimenti delle tigri vive all’interno dell’Europa, permette a commercianti illegali di operare senza troppi vincoli.
Secondo i dati sul commercio provenienti dalla banca dati Cites per il periodo 2014-2018, sono stati rilasciati, per tigri vive: 43 permessi di importazione di cui 5 permessi con codice Cites “T” per scopi commerciali; 181 permessi di esportazione di cui 48 con il codice commerciale (sebbene siano illegali, Stati membri rilasciano ancora permessi con il codice commerciale anche per i prodotti derivati dalle tigri); 81 permessi di importazione per parti di tigre e derivati, di cui 16 a fini commerciali; 58 permessi di esportazione per parti di tigre e derivati, di cui 46 per scopi commerciali.
I dati Eu Twix per il 2014-2018 hanno rivelato che 18 tigri vive e 1.804 parti e derivati sono stati sequestrati dalle forze dell’ordine nazionali. L’opinione pubblica europea sostiene con forza misure più severe, con il 91% degli intervistati di sette Stati Membri che si dichiarano a favore della messa al bando del commercio delle tigri, secondo un sondaggio effettuato da Kantar Public nel 2018.
“Il traffico e l’utilizzo di tigri, così come quello degli altri numerosi animali selvatici ed esotici commerciati o trafficati, rappresenta un vero e proprio rischio sanitario per tutti gli abitanti umani e non europei e del pianeta – fa sapere la Lav – lo stiamo vivendo adesso con il Covid-19 e lo vivremo altre volte in futuro, se l’umanità intera non attua un vero e proprio cambio di prospettiva”.
“quindi alla movimentazione, al commercio, al trasporto, alla ridicolizzazione, quindi all’infinita sofferenza di tutti gli animali, sfruttati per qualsivoglia ragione (circhi, zoo, commercio, traffico, medicina tradizionale, approccio scientista obsoleto, industria alimentare, industria della moda, caccia)”, conclude l’associazione.
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