Lo Stato si oppone all’esecuzione del pignoramento di 2 milioni e duecentomila euro che la sentenza della corte di appello di Palermo, passata in giudicato, aveva stabilito come risarcimento nei confronti di cinque familiari di 5 vittime della strage aerea di Ustica il 27 giugno ’80: Giovanna Lupo e i figli Antonietta, Giuseppe, Vincenzo, e Carlo Parrinello. Si prolunga quindi l’ infinita battaglia civile dei familiari delle 81 vittime della strage aerea di Ustica, quando un Dc9 Itavia, partito da Bologna per Palermo, si inabissò nel mare Tirreno. Uno dei legali dei familiari, l’ avvocato Vanessa Fallica dice: “E’ l’ennesima dimostrazione di come lo Stato, che da un lato riconosce il risarcimento del danno, dall’altro agisce affinché ciò non avvenga”. La corte di appello nel 2017 aveva riconosciuto ai familiari il risarcimento da parte dei ministeri della Difesa e dei Trasporti in quanto responsabili dell’omessa vigilanza che avrebbe causato la tragedia: in molte sentenze veniva riconosciuto l’abbattimento da parte di un missile o una collisione in una scena militare. Lo Stato si era opposto al pagamento deciso dalla corte di appello ritenendo che le somme dovessero essere compensate con quelle che i familiari percepiranno sotto forma di assegno vitalizio. E per questo i legali dei familiari avevano chiesto il pignoramento della somme dei ministeri in possesso delle Poste italiane e alla società Difesa servizi. Il giudice dell’esecuzione di Roma ha sospeso il pignoramento ritenendo che nella sentenza ci sarebbe un contrasto tra la motivazione e il dispositivo redatti dalla corte di appello obbligando i familiari a promuovere un nuovo giudizio affinché “venga interpretata la sentenza”.