(ANSA) – PALERMO, 08 MAG – “In questi giorni di emergenza sanitaria mi è sembrato di essere stato catapultato in un’atmosfera surreale come quando giravo ‘Cinico tv’, con Franco Maresco”. E se lo dice il regista e direttore della fotografia Daniele Ciprì, 58 anni, palermitano ma ’emigrato’ a Roma, c’è proprio da crederci. Ma quale sarà il futuro per il mondo del cinema, terminata la pandemia da coronavirus? “Da mesi le nostre produzioni sono bloccate. E adesso aspettiamo – risponde – che questa situazione drammatica finisca, per potere finalmente ripartire. Ma non sappiamo ancora in che modo, c’è molta incertezza in giro e nessuna sicurezza sui tempi per un ritorno alla normalità”. “E’ tutto ancora da delineare. Naturalmente non potremo girare i nostri film con le limitazioni previste da un regolamento ministeriale come quello che ho letto – osserva -. Non è possibile rispettare, ad esempio, le distanze di sicurezza. Il set è fatto di contatti tra le persone, tra il regista e gli attori, tra i tecnici e le comparse, non è pensabile fare un film in questo modo”. Ciprì tra il 1995 e il 1998 ha diretto i film Lo zio di Brooklyn e Totò che visse due volte con Maresco. Nel 2008 il duo artistico si sciolse e Ciprì proseguì la carriera da solo, anche come direttore della fotografia al fianco di registi come Renato De Maria, Marco Bellocchio e Roberta Torre. “Per ora mi trovo a Roma e vivo un tempo sospeso – racconta -. Stavo lavorando a un’opera prima, dei fratelli catanesi Urso, che purtroppo è rimasta congelata. Stiamo preparando altri progetti che spero partiranno entro l’anno. In questi giorni di clausura sono stato più concentrato e ho scritto il soggetto di un film che ha già trovato il suo produttore: scandaglierà i rapporti interpersonali, di più non voglio rivelare per scaramanzia”.
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