Dall’ultima bozza del provvedimento emerge un testo monstre in versione omnibus con ben 258 articoli
di Marco Mobili e Marco Rogari
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Emerge da un puzzle gigantesco, su cui sono incastrate ben 258 tessere, il volto della manovra monstre anti-crisi da oltre 155 miliardi in termini di saldo netto da finanziare, alimentata da 55 miliardi di nuovo indebitamento. La fisionomia è quella di un testo omnibus in formato extra-large che rifinanzia molte delle misure del decreto Marzo e introduce nuovi interventi per uscire dall’emergenza, ma fa anche calare definitivamente il sipario sulla lunga stagione delle clausole di salvaguardia fiscali (in primis in 20,1 miliardi aumenti Iva del 2021), rinvia al prossimo anno la plastic e la sugar tax nate con l’ultima legge di bilancio e apre la strada alla creazione dell’annunciata “newco” per il salvataggio di Alitalia.
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E se l’impatto complessivo di quello che doveva essere il decreto Aprile e che, dopo ripetuti stop and go, è stato ribattezzato dal Governo «Dl Rilancio» è ormai a prova degli ultimi possibili restyling che saranno tentati nel passaggio decisivo oggi in Consiglio dei ministri, qualche sorpresa la potrebbe riservare in extremis la suddivisione della maxi-dote tra vari capitoli del decreto e il finanziamento finale di singoli interventi. Anche perché solo su una fetta dei 6-7 miliardi che ancora ballavano sabato mattina sarebbe stata pronunciata una parola definitiva. Per tutta la giornata di ieri è proseguito, non senza tensioni, il confronto nella maggioranza mentre la Ragioneria generale continuava a lavorare alacremente con l’obiettivo di chiudere diverse istruttorie tecniche ancora aperte, come, ad esempio, quelle collegate al bonus autonomi, all’affinamento delle agevolazioni per le riqualificazioni edilizie con l’introduzione di Ecobonus e sisma bonus al 110%, confermata ufficialmente dal governo.
Ma la geografia finanziaria del provvedimento non dovrebbe subire grandi contraccolpi rispetto a quella tracciata dalla bozza che doveva essere valutata in una riunione pomeridiana del pre-Cdm, poi rinviata a questa mattina. Il testo mette sul piatto 30 miliardi per sanità (4,3) e lavoro (25,6), con 14,6 miliardi assorbiti dal rifinanziamento di Cig e Naspi, altri due dal Fondo di integrazione salariale e soltanto uno dal Reddito di emergenza configurato in versione temporanea, limitata a due tranche. E lo stesso articolato chiude la lunga partita tra Regioni ed enti locali da una parte e l’esecutivo dall’altra, su uno stanziamento di 17,6 miliardi, anche se gli spazi di deficit utilizzati si fermano a 5,6 miliardi.
Confermati i 10 miliardi da destinare ai nuovi aiuti alle imprese, su cui però il Governo ha più volte corretto la rotta anche per effetto delle indicazione arrivate da Bruxelles sul Temporary framework. Tenendo conto anche delle annunciate garanzie su liquidità e crediti commerciali e dei 50 miliardi sul fronte della capitalizzazione, in cui sono inglobati anche i 3 miliardi con i quali il ministero dell’Economia è autorizzato a partecipare alla Newco per il mantenimento in vita di Alitalia, alla voce attività produttive e credito sono associati 94,3 miliardi ma con un utilizzazione de nuovi spazi di disavanzo per 14,3 miliardi.
I 258 articoli della bozza del maxi-decreto sono attraversati da un lungo serpentone di agevolazioni e sconti fiscali che traina 4,1 miliardi: quasi un terzo è destinato alla voce affitti dal quale vengono attinte le risorse anche per il credito d’imposta del 60% sulle locazioni a uso non abitativo. Altri 600 milioni serviranno per consentire all’Authority di regolazione per l’energia (Arera) di alleggerire il peso delle quote fisse delle bollette elettriche, prime fra tutte quelle a carico delle piccole attività produttive e commerciali, che stanno patendo maggiorente la crisi. E a metà strada da fisco e sanità è lo stop per tutto il 2020 all’Iva su mascherine, gel disinfettanti e tutti i dispositivi di protezione sanitaria dal Coronavirus. Attenzione: dal 1° gennaio 2021 l’aliquota Iva scende dal 22% al 5 per cento.