Favorire il mantenimento del legame fra genitori detenuti e figli grazie ai disegni, rendendo meno traumatico l’impatto ai minori e regalando tempo prezioso alla famiglia: “È come un giorno di sole in questo buio della prigione”
“È stato un momento pieno di dolcezza, appagante. I miei figli sono il mio sole“. Le parole di un padre recluso descrivono il progetto Costellazioni Familiari, nato dal tentativo di migliorare la vita dei detenuti e realizzato presso un istituto penitenziario del Lazio grazie ai fondi del Garante Regionale.
Per i genitori essere lontani dai propri figli rappresenta uno dei maggiori ostacoli al riscatto sociale. Dare loro del tempo per coltivare le relazioni familiari, invece, può migliorare il processo rieducativo del detenuto, come garantito dall’articolo 27 della Costituzione italiana. L’Associazione Chi Come Noi, composta da sedici psicologi, ha ideato un laboratorio artistico padri – figli che ha coinvolto 45 persone: l’obiettivo è creare un momento di attività ricreativa e condivisione familiare.
Costellazioni Familiari non è rivolto solo ai papà, bensì coinvolge uomini e donne detenuti, con la realizzazione di un laboratorio artistico genitore – figlio all’interno del contesto penitenziario. L’obiettivo principale è quello di favorire il mantenimento dei legami relazionali fra le persone private della propria libertà e i loro familiari, per evitare situazioni di allontanamento affettivo e isolamento conseguenti la detenzione. In particolare si intende favorire il mantenimento del legame fra genitori detenuti e figli, utilizzando l’arte come strumento facilitatore e sfruttando la realtà intramuraria, rendendo anche l’impatto con il contesto carcere meno traumatico per il minore.
L’arte è uno strumento originale e unico per favorire i legami familiari e prevenire un prevedibile isolamento affettivo, al tempo stesso il minore è decisamente meno traumatizzato dall’impatto con il contesto carcerario e favorire così la rieducazione del detenuto come prevede la Costituzione. Un’esperienza , commenta un detenuto “ a dir poco stupenda. Sono tornato bambino, insieme a mio figlio”.
Nello specifico, il progetto si prefigge di riconoscere l’affettività e il ruolo genitoriale come diritto della persona detenuta, favorire il mantenimento del legame tra genitori detenuti e figli, eliminare i pregiudizi legati alla condizione di detenzione, riconoscendo che il ruolo di genitore può essere svolto anche in condizioni in cui il soggetto è momentaneamente privato della sua libertà, migliorare la comunicazione all’interno della relazione genitore – figlio.