C’è un errore umano all’origine del guasto che l’8 settembre 2016 causò il blocco della telecabina francese Panoramic Mont-Blanc, al confine con l’Italia. Lo rivela un rapporto dell’ufficio d’inchiesta sugli incidenti di trasporto terrestre del ministero dei Trasporti francese. A bordo 110 passeggeri, di cui 32 evacuati solo a distanza di 17 ore e mezza, dopo una notte sospesi a oltre 3.500 metri di quota. Il giorno prima – si legge nel documento – un’impresa aveva effettuato una “regolazione dell’accelerazione”, per aumentare la “velocità” dell’impianto, portato così a “superare i limiti di buon funzionamento” e al “blocco d’urgenza”. Un lavoro fatto per “tentativi e senza valutazione dei rischi”. La frenata improvvisa aveva infatti “aumentato le oscillazioni della fune traente”, che in tre punti “era passata sotto quella portante”.
Due incroci di cavi erano stati risolti in pochi minuti ma il terzo, per la rottura di un motore, era stato sistemato solo alle 3 di notte, quasi 12 ore dopo lo stop.
Nel rapporto, i tecnici ministeriali sottolineano la “mancanza di rigore nelle operazioni per garantire un elevato livello di sicurezza dell’impianto” ed elencano alla Compagnie du Mont-Blanc, società che gestisce l’impianto, una serie di raccomandazioni. Sul motore guasto, nella stazione francese di Punta Helbronner, era stato risolutivo l’intervento in tarda serata del tecnico di una ditta specializzata, venuta a conoscenza del problema “verso le 19” e solo “dai media”. La rottura alle 16.39, dopo che alle 15.20 la linea si era bloccata d’improvviso per il problema legato al valore di accelerazione: il giorno prima era stato incrementato per ridurre da 4 minuti e 47 secondi a 4 minuti e 43 secondi il tempo di ciclo (l’intervallo tra due passaggi successivi di una cabina nella stessa stazione). La Compagnie du Mont Blanc voleva infatti riportare quel valore a 4 minuti e 42 secondi, lo stesso in vigore prima dei lavori di rinnovamento del 2015.
Allertati i soccorsi, alle 20.30 le guide a bordo di quattro elicotteri (tre francesi e uno italiano) avevano salvato 54 persone. Con il buio, due ore dopo, i soccorritori ne avevano calate a terra altre 24 dalle cabine ferme sul ghiacciaio vicino a Punta Helbronner. Le restanti 32 avevano passato la notte in condizioni difficili: sospese al freddo, in balia delle raffiche di vento, con kit di sopravvivenza “minimalisti” e in situazioni anche “molto degradanti”. Alle 7.10 del 9 settembre il problema, che riguardava i cavi tra la stazione intermedia di Rognon e quella di Punta Helbronner, era stato risolto (gli altri due ‘incroci’, sistemati in breve tempo il giorno prima, erano tra l’Aiguille du Midi e Rognon). Durante la procedura una cabina senza passeggeri era deragliata ma era stata salvata da un dispositivo di sicurezza. L’evacuazione era terminata alle 8.50.